Johnny Cash. The Man in Black per eccellenza

Un album postumo di Johnny Cash: quando lo incise, negli anni '80, la casa discografica si rifiutò di pubblicarlo

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Out among the stars
di Johnny Cash (Legacy)

Voto: 7+

Non fosse per il vocione baritonale di Johnny Cash, quest’album sarebbe una buona raccolta di country song con acclusi standard. Insomma, un prodotto tipico di Nashville, niente di particolarmente eccitante. Ma è proprio quello scandire con parole in punta di chitarra, da predicatore hillbilly, le storie d’amore e di morte con l’epica che da sempre segue come un’ombra l’Uomo in Nero per eccellenza, che contrassegna ed eleva questo album postumo e sfortunato (respinto negli anni ’80 dalla casa discografica perché “vetusto”, in tempi di brit-pop, heavy metal e tastieroni sintetici da provocare un’orchite a un capibara…) ad un’opera postuma di tutto rispetto che testimonia la grandezza di un artista in grado di trascendere i generi musicali senza grandi sforzi pur mantenendo saldamente le proprie radici musicali. JC copertinaBasti vedere la doppia versione di She used to love me a lot, versione canonica e versione con Elvis Costello. Ma molte sono le canzoni notevoli, dalla title-track (la versione Cash di Johnny 99 di Springsteen?) all’altro standard Baby ride easy (cantato con la compagna di tutta una vita, June Carter) al rockabilly in punta di piedi di Rock and roll shoes a Tennesse.  Insomma, vale la pena di prestare orecchio e attenzione alle storie che lo spettro di questo vecchio cantastorie continua a raccontarci. E di riascoltare brani come One degli U2 e Hurt. Giusto per non perdere l’abitudine, di tanto in tanto, di evocarlo anche fuori ordinanza e farsi due giri immaginari per il Tennessee con la sua amichevole voce nelle orecchie.

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