Die Soldaten, capolavoro del compositore tedesco Bernd Alois Zimmermann (1918-1970)

 è un’opera totalizzante, di complessità esecutiva inaudita e capace di raggiungere livelli di tensione parossistici. Eppure le oltre due ore di spettacolo riescono invariabilmente a stregare e commuovere il pubblico, come testimonia il successo caloroso ottenuto dalle rare produzioni e in particolare da quella presentata al Festival di Salisburgo nel 2012 che, dal 17 gennaio al 13 febbraio, viene ripresa al Teatro alla Scala di Milano, diretta da Ingo Metzmacher e con la regia di Alvis Hermanis.
Die soldaten racconta la caduta di Marie, figlia di Wesener, commerciante in articoli di moda, fidanzata con il commerciante di stoffe Stolzius. Il barone Desportes, un giovane ufficiale francese, la corteggia e Wesener stesso insinua nel cuore della figlia la speranza di una ascesa sociale. Quando Desportes si stanca di Marie, la passa ai suoi amici. Stolzius, entrato a far parte del reggimento come attendente del maggiore Mary, si trova testimone della successione di avvenimenti che riducono Marie a “puttana di soldati” Quando anche il figlio della Contessa de la Roche si innamora di Marie, la contessa se la porta in casa, per proteggerla dalle insidie e allo stesso tempo evitare gesti folli da parte del figlio. Marie, tuttavia, cerca sempre di riallacciare la relazione con Desportes. Egli si sbarazza definitivamente di lei attraendola in una dimora in realtà non sua, per spingerla tra le braccia del suo attendente. Disonorata e affranta, Marie finisce in strada.
Il progetto originale di Zimmermann prevedeva che il pubblico sedesse al centro di una dozzina di gruppi orchestrali separati: un’impostazione visionaria che nel 1960, insieme alla monumentalità della partitura, fece recedere l’Opera di Colonia dal progetto: per il Sovrintendente e il Direttore Musicale il lavoro era semplicemente ineseguibile. Il rifiuto spinse l’autore a importanti ripensamenti ma non ad abbandonare l’impresa e Die Soldaten andò finalmente in scena a Colonia il 15 febbraio 1965.

La data di nascita di questo apocalittico “melodramma” è il 1957

 quando Zimmermann scopre il testo teatrale Die Soldaten scritto nel 1776 da Jakob Lenz (1751-1792) che gli ispira il soggetto per un’opera. La breve e tragica vita dello scrittore, prossimo alla follia e morto completamente povero e abbandonato a Mosca, aveva già ispirato Georg Büchner, che scrisse il racconto “Jakob Lenz” da cui nel 1978 Wolfgang Rihm ha tratto l’opera omonima.
Zimmermann, cresciuto negli anni del nazismo e traumatizzato dall’esperienza della guerra (era stato in Polonia, Francia e Russia prima di essere riformato per malattia), è colpito dagli aspetti di polemica antimilitarista ma anche dalla modernità del linguaggio e dal superamento delle unità di tempo e di luogo predicate da Lenz per il quale “Dio è uno soltanto in tutte le sue opere, e deve esserlo anche il poeta”. Dal punto di vista musicale, il modello di questa unità è la perfetta costruzione musicale del Wozzeck di Alban Berg, anch’esso tratto da un testo di Büchner. E come Berg, Zimmermann costruisce i suoi numeri musicali (15 scene nei Soldaten come in Wozzeck) adottando in massima parte il linguaggio dalla dodecafonia ma rifacendosi a forme della musica strumentale classica e preclassica: Ciaccone, Ricercari, Toccate.

 

Sono nato a Milano. Negli anni 80, laureato in filosofia, ho iniziato come copywriter all’Ufficio Pubblicità  di Rizzoli Libri.  Negli anni 90 ho collaborato con l’Europeo  - novità tecnologiche - e successivamente con Brava Casa, Anna, Milleidee e Max. All’inizio del nuovo secolo, addetto stampa alla start up che ha creato RCS WEB, ho continuato  a scrivere su Max,  con contributi al mitico spin off tecnologico Max 2.0 ora da collezionisti. Collaborazione proseguita in Gazzetta dello Sport.it.  Dal 2009 al 2012 ho scritto anche sul  mensile filosofico scientifico KOS. Il mio avatar l’ha  scelto mia figlia Irene, con la quale condivido l’idolatria per Bob Dylan, ma che non sopporta la mia passione per le opere di Mozart.

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