Il gluckista è colui che, preferibilmente verso l’ora del tramonto, si siede sulla battigia con le spalle al mare e getta sassolini nell’acqua. Il suo nome deriva da quel tonfo sordo che fanno i sassolini entrando in acqua, un suono che nel linguaggio dei fumetti si traduce appunto con un “gluck”.
È un’attività apparentemente inutile. Io stesso l’ho esercitata per anni, soprattutto da ragazzo quando abitavo a Chiavari. E ogni tanto ci ricasco.
Ma a ben guardare quello del gluckista non è affatto un esercizio inutile. In realtà è uno che si concede il lusso di pensare, riflettere, ricordare: cerca di recuperare pezzi di memoria. E nel tempo della polverizzazione della notizia, in una società in cui tutto passa alla velocità della luce, la sua è un’attività da Nobel.
Ecco, le “memorie di un gluckista” sostanzialmente sono questo: incontri, aneddoti, storielle minime, ragionamenti fatti da qualcuno che mi si sono conficcati nella mente, citazioni, strofe di canzoni. Ogni “gluck” è un ricordo, un flash o magari una semplice parola che mi ha colpito in modo particolare.
Ogni tanto, tra un post e l’altro di questo blog, infilerò un “gluck”. Così a caso, senza una logica apparente, basandomi semplicemente sull’istinto o sull’umore del momento. Ovviamente tutti voi potete contribuire con commenti e suggerimenti: dalle parole in libertà a volte nascono spunti davvero interessanti. E uno spazio che ha l’ambizione di essere un (piccolo) contributo al recupero della memoria non può appartenere a una persona soltanto: tutti hanno il diritto di occuparlo, gestirlo, modellarlo a proprio piacimento. Del resto credo di non essere l’unico gluckista in circolazione.