Il Cerchio. Perché tu sei informazione…

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cerchio-eggersControlleranno tutti i punti della Terra con microcamere grandi come lecca lecca? Bello. Ma perché? Conteranno tutti granelli di sabbia del Sahara? E tutti gli alberi rimasti in Amazzonia? Roba da geni delle Mille e una notte. O da poeti. O da paranoici duri… E tutti i battiti del nostro cuore, le mail che mandiamo e riceviamo, le malattie dei nostri parenti, i like che mettiamo in rete?  E soprattutto: desumeranno da quello che facciamo, quello che non facciamo? E ce lo faranno pesare? Nel giorno del giudizio?
Il Cerchio di Dave Eggers, dove viene assunta l’incredula e felice Mae,  nelle prime pagine è l’azienda-sogno di ogni giovane innamorato della tecnologia e in cerca di occupazione: è più grande di Apple, Facebook e Google messi insieme, raduna più cervelli ed energie, offre lavori più  gratificanti a stipendi giusti  se non abbondanti, assicurazione medica, cure dentali e prevenzione con chip discreti all’interno del tuo corpo. Senti sempre ticchettare i neuroni di una massa sterminata in movimento per trasformare il futuro: giovani, carini, un po’ nerd: una specie di eterna università dove lavori, festeggi e controlli e ti fai controllare senza soluzione di continuità, che manderà nel mondo sciami di idee  e persone che ne prenderanno possesso con la forza della passione.
Peccato che l’avventura della protagonista Mae, descritta come una ragazza tipo, non troppo fragile, non troppo facile, non troppo secchiona, molto sgobbona, con un curioso amore per silenziose remate in kayak nella baia, osservata solo dalle foche, a un certo punto si trasformi in un assedio. Tutto quello che questo mondo ti chiede è che tu sia di questo mondo: un invito pressante, un po’ da setta un po’ da comunità di illuminati, dolcemente (ma non troppo) fanatici, ad aprirti sempre di più perché tutte le tue informazioni, tutto quello che tu sei, pensi, provi, guardi e compartecipi, entri nel Cerchio e si unisca all’informazione totale.
Mentre leggi Il Cerchio pensi alla videata di Facebook che ti sbircia inerte e dove qualcuno ha aggiunto da qualche minuto un like a un frammento della tua esistenza che non ha nessuna rilevanza. La paranoia monta. Il concetto non è più quello ormai banale (diciamo così) “a-chi-stanno-vendendo-informazioni-di-te?“, ma quello già più angosciante per chi e perché tu sei un’informazione interessante… E ti chiedi se tutti quelli che stanno intorno te davvero potranno trasformarsi piano piano in una santa inquisizione (o una polizia politica, o mentale, a vostra scelta, anche una Karma Police), diffusa come uno  sciame. Così pensi a tutto quello che di te resta in Rete come un tempo restava nel mondo: le conoscenze, gli acquisti, gli amori, le ricette mediche, le amicizie, gli stipendi, le tasse, i brevi incontri, gli scontrini, i viaggi, gli incidenti, i lavori, le rabbie, le gioie, i giudizi, le foto, i disegni, le radiografie, i dossier… Solo che allora tutto aveva una velocità diversa e non esistevano modi veloci di ricavare da quella massa informe spremute della tua vita. Oggi, con la giusta app, ci può provare uno smartphone. Dio santo! E il libro l’hai letto in elettronica…

Paura?! Ma no. Tom Hanks, produttore, presto ne farà un film…

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