Patria
di Felice Farina
con Francesco Pannofino, Roberto Citran, Carlo Gabardini.
Voto 7/8
Patria viene dal volume omonimo di Enrico Deaglio che spiegava -anno dopo anno, saggio dopo saggio- con l’aiuto di un libro, di una canzone e di ricordi, cos’era successo in Italia tra il 1978 e il 2008. Patria, film di Felice Farina, manda con poche scelte visivamente secche tre uomini in cima alle ciminiere di un’azienda in chiusura: un cazzone anarco-fascista che vuole protestare, un sindacalista di sinistra che vuole evitargli di cadere sotto, e un ipovedente di buon cuore e sottovalutato che vuole essere d’aiuto. Insieme, in una lunga notte senza riflettori né tv che rilancino la loro protesta, rivivono i peggiori anni della nostra vita attraverso frammenti documentaristici: stragi di Stato e no, sette segrete, aerei abbattuti da nessuno, treni esplosi in galleria, crolli della politica e dei partiti, stragi mafiose, agenti di polizia armati in magliette a strisce, ascesa di personaggi ambigui, esplosione della sottocultura televisiva. Non agitatevi sulla sedia: non è una lezione morale fatta con pezzi di telegiornale… Sembra piuttosto il trailer veloce dell’affondamento di una nazione che si prepara a sciogliersi in un destino globale. A modo suo quasi un film di fantapolitica. Con un finale “di speranza”: le tre componenti italiche (destra, sinistra e sottovalutati) unite in un nuova piccola rinascita. Rispetto alla retorica nazionale di quegli anni è il personaggio dell’ipovedente che dà una nuova sintesi alla nostra miopia. I 3 attori sulle nostre “torri gemelle” sono Pannofino (il destro), Citran (il sinistro) e Gabardini (l’ipovedente) e sorprendono per bravura. Chi c’era scoprirà nella velocità di accostamento dei disastri nuovi motivi di inquietudine. Chi è nato dopo scoprirà di vivere in una nazione interessante (nel senso della maledizione cinese “ti auguro di vivere anni interessanti”). A modo suo è un film necessario.
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