Alla fine del viaggio a Cuba, sulla spiaggia isolata di Batey Caletòn, nella Bahia de Cochinos, più conosciuta come la Baia dei Porci, mi si avvicina un pescatore e mi pone una grande conchiglia accanto all’orecchio. Resto stupefatto, quello che sento è un concerto, la musica del vento e del mare dei Caraibi. Ipnotica, melodiosa, fluida.
Ma il ritmo che ti accompagna per tutto il viaggio, di casa in casa, di quartiere in quartiere, di città in città… dall’Havana a Cienfuegos, da Trinidad a Camaguey, da Santiago a Guardalavaca, da Moron a Remedios, da Santa Clara a Batey è ben altro. A volte è pura allegria, altre un triste bolero. Storie d’amore e racconti della rivoluzione.
Cuba ha la forma di una chitarra sottile, acustica, leggermente consumata dalle onde che sanno di rumba. Le sue corde vanno dall’Havana a Santiago, lese da dita forti. Le piccole isole che la circondano sono i tamburi, le chequere, le claves… tutto ciò che fornisce il ritmo.
Qui la musica è importante, suonano e cantano gli anziani e saggi maestri e suonano e cantano i giovani e volenterosi allievi. La musica è di tutti e per tutti. La cultura è di tutti e per tutti. La tradizione è di tutti e per tutti.
E’ vero che anche in questo Paese rivoluzionario c’è una generazione pronta ad assecondare le mode, instupidendosi al ritmo di un pessimo reggaeton, ma la musica campesina, il mambo, la guajira, il son, la trova, lo zapateo, il bolero, la salsa, continueranno ad essere la colonna sonora cubana e le loro radici sono ben radicate nella profondità di questa terra.
Con grande rispetto ognuno darà la sua versione di “Dos Gardenias”, di “Guantanamera”, di “Hasta Siempre”, di “Chan Chan” e di qualsiasi altro brano sia entrato a far parte del patrimonio musicale e culturale di questo Paese.
Cuba ha dedicato strade, monumenti, scuole della trova (musica) ai suoi musicisti più illustri: Ignacio Cervantes, Beny Morè, Compay Segundo, Ibrahim Ferrer, Celia Cruz, Pablo Milanès, Chucho Valdes, Los Van Van, Elio Revè ed altri ancora. La loro musica ha fatto il giro del mondo intero.
Chi suona vive del suo lavoro musicale. Porta il proprio talento tra bar e paladar, tra stradine e piazze e non fa caso al turista che, sconfitto dalle bevute di birra, mojito o rum, gli chiederà di interpretare “La Paoloma” o “Cielito Lindo” e senza perdere lucidità… con estrema dignità, attacca… “ … Alto Cedro voy para Marcanè … llego a Cueto y voy para Mayari … “.
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