Austerlitz ora è un film

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Denis Lavant, l’attore icona di Leos Carax, è Jacques Austerlitz, fotografo, collezionista compulsivo d’immagini, storico dell’architettura, vagabondo in cerca delle sue origini nell’Europa dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale dove, bambino, era stato spostato dalla Germania nazista all’Inghilterra. Un viaggio tra immagini, ricordi e fotografie tra Bruxelles, Greenwich, Anversa, Marienbad, Praga e Parigi.  Dopo la presentazione al festival parigino  Cinema du Rèel Telerama l’ha definito “Oggetto Cinematografico Non Identificato”, l’equivalente filmico di UFO (chissà forse è UMO: Unidentified Movie Object), mentre Hollywood Reporter l’ha giudicato “non tanto un film tratto da un libro, quanto un film su un libro”. È Austerlitz, il film difficilmente classificabile del polacco parigino Stan Neumann, tratto dall’ultimo romanzo di W.G.Sebald, che il lettore italiano può godersi in edizione Adelphi. I libri di Sebald (splendidi) sono migrazioni (o vagabondaggi) nella geografia della letteratura (o nella letteratura come geografia) con l’ausilio di foto dei luoghi scattate dallo scrittore, foto recuperate, immagini e parole degli autori, trame, aneddoti, vortici critici e bollettini alternati a oggetti, biglietti di treno, ricevute, frammenti di passato. Per intenderci, pensate a un Borges capace di raccontarvi Il cacciatore Gracco di Kafka perché “lo vede” mentre soggiorna sul Lago di Garda(è in Vertigini…)

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