La forma dell’acqua. Il primo Montalbano

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formaPubblicato nel 1994, è il primo romanzo della serie incentrata sulle avventure del Commissario Montalbano.
“Qual è la forma dell’acqua? – “Ma l’acqua non ha forma. Piglia la forma che le viene data”.
Camilleri introduce il lettore in un’articolata fisionomia di Vigàta, dove per la prima volta compare Salvo Montalbano il commissario di polizia che, nell’ottica della comprensione della condizione umana, agisce secondo valori conoscitivi e sociali per smascherare delitti non sempre pilotati dalla mafia. Che però Vigàta sia un paese corrotto risulta subito chiaro.
Due dipendenti della “Splendor” sono arrestati per tentata rapina a mano armata in un supermercato e l’onorevole Cusumano dispone, in loro sostituzione, l’immediata assunzione di altri due operatori ecologici, giovani geometri disoccupati che l’avevano sostenuto nella campagna elettorale. Anche la presenza di un piccolo spacciatore di droga leggera, il quale aveva ottenuto il permesso da chi di dovere di rendere operativa la sua attività in una località indisturbata, è uno tra i tanti segnali che in merito non lasciano alcun dubbio. E’ in questa zona, chiamata “mànnara” (recinto per le pecore), che il ritrovamento di un cadavere “eccellente” fa scattare le indagini da parte di Montalbano. Egli è siciliano di Catania perciò, rispetto al tenente dei carabinieri che proveniva da Milano, ha una  determinazione ad affrontare il problema come  tratto più qualificante della sua personalità che non cede dinanzi alle pressioni del potere costituito. “Morte per cause naturali dovute ad un malore” era stato il responso dell’autopsia. Da qui due posizioni: il proposito delle autorità giudiziarie, politiche, ed ecclesiastiche riguardante l’archiviazione del caso e la volontà del commissario nel proseguire le indagini. Tra i giornalisti, Nicolò Zito, opinionista di Retelibera della provincia di Montelusa ed estraneo ad ogni sorta di compromesso, rappresenta la voce di un’opposizione trasparente. Di estrazione culturale diversa, invece, lo speaker di Televigàta, manifestamente al servizio dell’apparato clientelare. L’incontro tra Zito e Montalbano, due amici che per diverse vie cercano la verità, dà luogo ad un dialogo nel corso del quale l’opinionista spiega la sua teoria sugli scandali:
“Se tu vuoi fare scordare alla lesta uno scandalo, non devi fare altro che parlarne più che puoi, alla televisione, sui giornali. Dai e ridai, pesta e ripesta; dopo un poco la gente comincia a rompersi le palle. Tempo quindici giorni, quest’effetto di saturazione fa sì che nessuno voglia sentire parlare di quello scandalo. Capito? Credo di sì. Se invece metti tutto in silenzio, il silenzio comincia a parlare, moltiplica le voci incontrollate, non la finisce più di farle crescere…”.
Il titolo del libro nasce dal colloquio tra la moglie dell’ucciso e Montalbano, in cui la signora conclude la conversazione in modo allusivo. Un giorno, gli riferisce, un amico intento ad osservare dei contenitori colmi d’acqua le chiese quale fosse la forma dell’acqua.
“Ma l’acqua non ha forma!”, disse lei ridendo: “Piglia la forma che le viene data”.
Come a dire che è l’uomo ad attribuire alle cose i significati che vuole. Tuttavia, anche se nel corso degli accertamenti ogni indizio si ribalta nel suo contrario, la verità sull’inchiesta, che in modo del tutto inaspettato si risolve senza imputati, riesce ad imporsi su ogni sorta di soggettività.

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