Mia madre. Moretti racconta la perdita

Una regista affronta la perdita della madre, di un amore, i suoi sogni e un film

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Mia Madre

Mia madre
di Nanni Moretti
con Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, Nanni Moretti, Beatrice Mancini
Voto 8-

Mia madre di Nanni Moretti è un lavoro su un lutto. E su un lutto di Moretti, com’è tipico del suo cinema. Ma come sempre nel suo cinema, che disdegna emozioni banalizzate o  l’autobiografismo diretto (che c’è, sempre, ma lavorato a lungo) si usano referenti. C’è una regista, sì, ma è Margherita (Buy), che lavora a un film a cui Moretti mai metterebbe mano: la storia di una fabbrica occupata in risposta alla nuova proprietà. C’è lotta sindacale e repressione. C’è un attore americano chiamato a fare il nuovo padrone. Un attore vantone che sta perdendo la memoria. La regista il film lo vive nello stato d’animo di una figlia che non accetta un lutto imminente. Sta per morire sua madre, professoressa di liceo. La regista è anche nel mezzo di una crisi sentimentale e sogna molto. Sogni d’ansia, di controllo, di autovalutazione, di perdita di controllo. La regista ha un fratello che sta abdicando al suo lavoro per mettersi a disposizione della morte della madre. Forse è il superego: e se lo accolla Moretti in persona. Quindi abbiamo Moretti regista che si fa delegare in forma di regista, di sogni della regista e di superego della regista. Resta come sempre in Moretti il mistero del film che lui non girerebbe mai. Qui è il film sindacale, ne Il Caimano erano gli splatter demenziali del regista produttore Orlando, in altri tempi erano progetti di musical su panettieri trotskisti. Il recensore è forse più in ansia di Moretti e ama la sua ironia dolorosa, ma esce sempre disperato di fronte ai suoi sarcasmi sul cinema che non farebbe (mentre in effetti lo fa: almeno, lo rappresenta…). E trova che Mia madre è un film alto e nobile sul lutto, attraversato dal rumore di un’unghiata sulla lavagna di un Turturro disperatamente antipatico. C’è chi sostiene che senza quel Turturro, sarebbe stato un altro film. E non si valuta un film che non c’è. Ma il recensore di Moretti ha nostalgia dei film che avrebbero potuto essere.

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