In onore di Pete Townshend

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Mentre si rincorrono, sempre più insistentemente, le voci su una prossima uscita discografica nell’estate 2015 (che riportiamo per dovere di cronaca), Bruce si gode New York e le sue mille luci. Dopo essere salito sul palco di “A Night To Remember” (evento a scopo benefico di cui abbiamo già scritto) il 16 maggio scorso, Bruce ha di nuovo imbracciato la sua storica chitarra per rendere omaggio ad un altro grandissimo personaggio della musica rock: Pete Townshend, anima e fondatore degli Who. E’ accaduto il 28 maggio al Best Buy Theater di Times Square in occasione del MusiCares Map Fund Concert. MusiCares è l’organizzazione che da anni in America sostiene gli artisti che necessitano di cure, assistenza e ricoveri, indipendentemente dalla loro condizione economica. Quest’anno gli onori sono stati tutti per Pete Townshend (che in passato ha avuto problemi di alcolismo e di droga) e per lo storico manager della band inglese Bill Curbishley, da anni impegnati con grande sensibilità e generosità nella causa. Bruce – prima di unirsi a Roger Daltrey e allo stesso Townshend per una strepitosa versione di My Generation, ha definito il leader degli Who “Il più grande chitarrista ritmico di tutti i tempi”. Poi si è lanciato in un discorso a tratti esilarante:

“Quello degli Who è stato il mio primo concerto rock, visto alla fine degli anni ’60. Per loro era la prima tournée in America. Io avevo 16 e la faccia piena di brufoli. Tutto quello che sapevo era che in qualche modo quella musica e la potenza distruttiva di quegli strumenti perfetti mi riempivano di una gioia incredibile. Gli Who sono stati la mia prima fonte di ispirazione, soprattutto in un concerto per il ballo di fine anno  con la mia prima band, i Castiles, che facemmo nel piano interrato della St.Rose of Lima, che era una scuola cattolica: comprai una bomba fumogena e una luce stroboscopica e le portai al concerto. Alla fine della serata accesi sia la bomba che il faro stroboscopico nel seminterrato della scuola e mi arrampicai in cima al mio amplificatore tenendo in mano un vaso di fiori che avevo rubato da qualche classe del piano di sopra. Quando la suora mi ha guardato inorridita, ho alzato le  braccia al cielo e ho lanciato  il vaso sulla pista da ballo spaccandolo in mille pezzi!”.

Springsteen ha poi continuato il suo discorso facendo un’investitura totale al suo collega inglese:
“Pete, sono qui stasera per farti le mie congratulazioni, davvero meritate. E per ringraziarti non soltanto per dischi come ‘Who’s Next’ o ‘Who are you’, ma soprattutto per quello che sono io oggi”.

La serata si è conclusa con una grandissima versione di Won’t Get Fooled Again che ha visto sul palco, oltre a Roger Daltrey Pete Townshend e Bruce Springsteen, anche Billy Idol, Joan Jett, Willie Nile, e mandato in visibilio i 2.000 (fortunatissimi) spettatori presenti.

Cose che solo a New York City accadono…

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Patrizia De Rossi è nata a Roma dove vive e lavora come giornalista, autrice e conduttrice di programmi radiofonici. Laureata in Letteratura Nord-Americana con la tesi La Poesia di Bruce Springsteen, nel 2014 ha pubblicato Bruce Springsteen e le donne. She’s the one (Imprimatur Editore), un libro sulle figure femminili nelle canzoni del Boss. Ha lavorato a Rai Stereo Notte, Radio M100, Radio Città Futura, Enel Radio. Tra i libri pubblicati “Ben Harper, Arriverà una luce” (Nuovi Equilibri, 2005, scritto in collaborazione con Ermanno Labianca), ”Gianna Nannini, Fiore di Ninfea” (Arcana), ”Autostop Generation" (Ultra Edizioni) e ben tre su Luciano Ligabue: “Certe notti sogno Elvis” (Giorgio Lucas Editore, 1995), “Quante cose che non sai di me – Le 7 anime di Ligabue” (Arcana, 2011) e il nuovissimo “ReStart” (Diarkos) uscito l’11 maggio 2020 in occasione del trentennale dell’uscita del primo omonimo album di Ligabue e di una carriera assolutamente straordinaria. Dal 2006 è direttore responsabile di Hitmania Magazine, periodico di musica spettacolo e culture giovanili.

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