Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura

In maggiore (ECM/Ducale)
di Paolo Fresu – Daniele di Bonaventura
Voto: 8

“Suonare con Daniele è diverso, ti mette a confronto con una sonorità particolare. Mi diverto molto.” Così dice Paolo Fresu, il trombettista sardo, da anni uno dei jazzisti di punta di casa nostra. Fra l’altro specializzato, se così si può, nelle collaborazioni tête à tête, che lo hanno visto a fianco di pianisti come Stefano Bollani, Danilo Rea, l’americano Uri Caine, il cubano Omar Sosa, chitarristi come l’americano Ralph Towner, contrabbassisti come Furio DiCastri, trombonisti come Gianluca Petrella, lo specialista tunisino dell’oud, il tipico liuto nordafricano, suoi conterranei come Antonello Salis e Gavino Murgia, perfino l’organista classico Claudio Astronio.

Daniele di Bonaventura è un partner veramente particolare. Innanzitutto perché suona il
bandoneon, la piccola fisarmonica argentina resa celebre nel mondo da Oscar Piazzolla, e poi perché rifugge le linee consolidate del tango per ricercare e sollecitare. “Il nostro è un duo intimo”, continua Fresu, “e insieme un progetto che arriva alla gente, perché l’intimità è insita nel suono, specie della tromba. In un momento in cui comunque porto avanti anche altri duo – con Uri, con Sosa sto per entrare in studio per registrare un nuovo disco, con Stefano suonerò a Umbria Jazz – quello con Daniele mi piace assai. Tutti sono comunque proposte molto diverse, ognuna con una dinamica sonora differente.”

2412-paolo-fresu-daniele-di-bonaventura-in-maggioreIl loro incontro è avvenuto nel 2010 per un progetto, culminato nell’acclamato CD Mistico Mediterraneo, di cui era coprotagonista l’ensemble vocale còrso A Filetta. Oggi, lasciate le voci, si sviluppa nell’albo in coppia In maggiore, sempre edito dalla prestigiosa etichetta ECM (distribuzione Ducale). “Suonare con il coro o senza coro è completamente diverso. Con il coro ovviamente c’è un dialogo diverso, tutto è più ampio. Nonostante in Mistico Mediterraneo ci fossero già due brani che ricalcano l’idea del duo, tutto il resto del materiale è una musica più strutturata, più polifonica. Quando suoniamo in due c’è una libertà completamente nuova. Sono proprio approcci differenti, non dimenticando però che il progetto del duo è nato all’interno del coro. È da lì che si è distaccato.”

In maggiore è un album emozionante, che prende per mano e conduce in mille territori diversi, su cui accende piccole luci significative per farli gustare agli ascoltatori con un’ottica inedita, con un sapore leggero, soffice e incisivo insieme. L’aria soffiata nella tromba e nel flicorno da Fresu si combina a quella spinta nel bandoneon dal musicista marchigiano in un flusso che è sospiro, che è canto interiore, che è carezza. “Il nostro è un duo molto arioso. Fra tutti quelli in cui sono e sono stato impegnato, probabilmente è quello più scarno, quello più attento alla sottrazione, con un suono molto particolare e il bandonenon che non viene usato alla maniera del tango, seppure rimanga legato alla musica sudamericana. È un duo molto intimo, forse quello più speciale, più particolare, per quanto tutti lo siano per qualche verso.”

Le proposte sono le più varie: si passa da brani originali alla musica liturgica, dalla canzone politica a “Non ti scordar di me”, da un tema de La Bohème di Puccini alle ninnananne, dalle improvvisazioni pure ai grandi cantautori sudamericani (il brasiliano Chico Buarque, il cileno Victor Jara, l’uruguaiano Jaime Roos). Ma tutto assume un fluire molto omogeneo e immediato, sofisticato e sognante, aereo e poetico.
In maggiore è stato registrato nell’Auditorio Stelio Molo di Lugano, senza pubblico, con due microfoni per strumento, in sala solo il tecnico del suono Stefano Amerio e il produttore Manfred Eicher. Il boss della ECM “è un produttore vero, molto presente nel progetto. Può risultare invasivo se uno non ha un’idea chiara della musica che vuole portare in studio, nel mio caso è un produttore molto presente che dà una grossa mano, come dovrebbe fare sempre chi svolge quel ruolo. In alcuni casi entra anche in modo prepotente nella dinamica della costruzione musicale, ma è allora che la musica assume una dimensione autentica”.

Le sessioni sono state filmate dalla troupe del regista Fabrizio Ferraro, che ne ha ricavato il documentario Wenn Aus Dem Himmel, proposto da noi come Figure musicali in fuga, un percorso negli alti e bassi della creatività, tra prove, esperimenti, discussioni, ipotesi. Il tutto riproposto su CD con il nitore del suono ECM, che ci permette di apprezzare ogni dettaglio, compreso il vezzo del musicista sardo di picchiettare le dita sulla tromba oppure sul flicorno, quasi fosse una percussione. Immerso in un’atmosfera da camera, In maggiore propone incroci di rischi sottili e tensioni dialettiche, percorre strade oniriche e fantasiose attorno a un ventaglio espressivo estremamente diversificato nei temi ed estremamente coinvolgente nelle peculiarità musicali. Che hanno il loro punto di partenza nel lirismo della “voce” del primo Miles Davis.

“Davis c’è sempre”, conclude Fresu. “Me lo porto appresso, e non solo il primo, come ognuno si porta appresso i propri maestri. Ma, quando suono, non mi pongo delle cornici, esprimo la passione per i linguaggi più diversi, un’apertura a 360 gradi. Del resto il jazz, per quanto può vivere dentro di esso, è una musica indefinibile. Una musica che si presta alle assonanze, agli incontri. Una musica universale.”

 

Che dire? Basta citare la cura di oltre 250 cd compilation di new age, jazz, world e quant’altro? Bastano una ventina d’anni di direzione artistica dell’Etnofestival di San Marino? Bastano i dieci come direttore responsabile di Jazz Magazine, Acid Jazz, New Age Music & New Sounds, Etnica & World Music? Oppure, e magari meglio, è sufficiente informare che sono simpatico, tollerante, intelligente... Con quella punta di modestia, che non guasta mai.

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