Contagious. Epidemia mortale. Non-zombie movie

Schwarzenegger protegge la figlia zombie fino alla fine del mondo

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Contagious – Epidemia mortale
di Henry Hobson
con Arnold Schwarzenegger, Abigail Breslin, Joely Richardson, Laura Cayouette, J.D. Evermore. Voto 7 meno meno 

Il titolo italiano è dettato dalla paura: e non perché sia un film di zombie, ma perché rischiava di non sembrarlo. Il titolo originale è Maggie (da Marguerite, Margherita). Maggie è la figlia di primo matrimonio del farmer Schwarzenegger, risposato con due figli dalla seconda moglie. Alle prese con l’epidemia che ha devastato il mondo e interferisce anche col cibo: le persone colpite dal Necroambulist Virus si trasformano in zombie. Niente a che vedere coi film da sussulto o con i morti viventi che assediano i superstiti. Eppure, il termine ha una suo ironia nera: Necroambulist si può leggere Necrambuli (una variante morente dei sonnambuli) e suona come “Walking Dead”: morti (necro) che (ambulist) camminano. È un’epidemia, una pestilenza, ha un decorso straziante e lento, e lascia il tempo ai sani di vedere cosa li aspetta se non rispettano le quarantene e non consegnano alle autorità i malati. Maggie è contaminata, ma ancora trattabile: però intorno a lei si fa il vuoto. Il film è sui silenzi del padre Schwarzenegger, i peggioramenti della figlia, le memorie dell’infanzia, le paure dei conviventi, il duro rapporto tra le famiglie dei malati e le istituzioni. Avete capito che non è un film d’azione ma proprio un film metafora che discende dalla moda dei film di zombie, mai come stavolta metafora di una cultura che si sente in via d’estinzione. Maggie è passato al Tribeca Film Festival. È doppiamente un’opera prima: per lo sceneggiatore John Scott 3 e per il regista Henry Hobson, fino ad oggi creativo molto stimato  per i titoli di testa di Biancaneve e il cacciatore, Sherlock Holmes, Robin Hood, Rango, The Tree of Life, per la grafica degli Oscar, del videogame Killzone, della serie tv Walking Dead. I conti tornano. Ma Contagious resta sul territorio di confine tra il film di genere e il film drammatico impegnato. Comincia la terza età cinematografica di Schwarzenegger?

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