Partisan
di Ariel Kleiman
con Vincent Cassel, Nigel Barber, Jeremy Chabriel, Florence Mezzara, Sapidah Kian
Voto 7 e 1/2

Come un’animale alfa o un capotribù, Gregori (Vincent Cassel) si è costruito una tana/reggia e si è circondato di femmine e cuccioli, o donne e figli, forse suoi, forse no. Gregori alterna sfarzosi vestiti a un duro lavoro di raccolta di oggetti disparati per rendere la tana bella e barbarica: sembra chiusa in un cortile, legata al mondo esterno da una caverna, fuori ci sono case popolari di tipo sovietico affondate in una natura scoscesa e selvaggia. Partisan_stillFuori c’è il mondo, e del mondo Gregori non sembra fidarsi: pare fatto di individui laidi, pericolosi, di commercianti dai tratti selvatici e assurdi. Dentro, nella tana/reggia su cui Gregori regna,  le donne cucinano e puliscono, i bambini giocano e aiutano, vige una legge amorosa e quasi marziale, i piccoli vengono anche anche amorosamente addestrati a uscire e a uccidere, veloci e feroci: dentro devono ubbidire, imparare e svagarsi col karaoke e i riti del gruppo. Ma non devono dubitare. O spariscono. Tutto funziona fino a che nel branco un cucciolo cresce e mette in forse la preminenza dell’animale alfa, e si chiede perché le leggi siano così, da dove derivino e da dove derivi l’autorità di Gregori. Alexander (Jeremy Chabriel), il  figlio prediletto di Gregori (è lui il partisan seguace/ fedele /senza dubbi del titolo?) alle soglie dei compleanno, come in un rito di passaggio comincia a dubitare…
Partisan sarebbe ispirato ai giovanissimi sicarios colombiani, ma è ambientato agli antipodi di quel mondo: il bello dell’opera prima (nel lungometraggio) dell’australiano Ariel Kleiman è che alterna un modo di girare immaginoso e claustrofobico come un sogno (e come un sogno fatto di frammenti visivi che arrivano dai luoghi più affascinanti e lontani) a  un ritmo di lentezza ipnotica,  a una storia/fiaba simbolica eppure molto concreta (scritta dalla compagna Sarah Cyngler e premiata al Sundance). La miscela è inedita eppure sembra già adulta, come il ragazzino protagonista…

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