Johnny Depp: «Ho trovato il malvagio in me tanti anni fa e ora siamo amici»

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Come già vi abbiamo detto, quella di ieri alla Mostra del cinema di Venezia è stata la giornata di Black mass, film fuori concorso diretto da Scott Cooper e dall’attesissimo protagonista: Johnny Depp, qui nelle vesti del temutissimo gangster, realmente esistito, Whitey Jimmy Bulger.
Doppio appuntamento, ieri, per la star holliwoodyana, attesissima al Lido (clicca qui per il nostro video con le sue fan accorse a Venezia): la conferenza stampa di presentazione del film e la proiezione nella Sala grande, anticipata ovviamente dalla sfilata sul red carpet.
Ecco quindi la trascrizione della conferenza stampa, tenutasi in una sala gremita.

In questo film hai dovuto interpretare la parte del malvagio, com’è stato confrontarti con questa figura?

Johnny Depp: Ho trovato il malvagio dentro di me tanto tempo fa e ora siamo diventati amici. Il personaggio che ho interpretato in questo film, però, va accettato come semplice essere umano: nessuno la mattina si alza, si guarda allo specchio e si fa la barba dicendo «Sono cattivo e oggi farò qualcosa di malvagio».
Nel film, infatti, eravamo all’interno del business di Jimmy: non c’era solo della violenza, bensì un determinato tipo di linguaggio che Bulger utilizzava con le persone con cui faceva affari e con cui, quindi, si confrontava.

Perché ha pensato che Johnny Depp potesse essere l’attore giusto per interpretare il ruolo di Whitey Bulger?

Scott Cooper: Conosco Johnny da diversi anni, sia da un punto di vista sociale che personale. Lui è una delle persone più gentili che abbia mai conosciuto e trascinarlo nelle vesti di quest’uomo diabolico e sociopatico è stato pazzesco, perché Johnny si è spinto là dove nessun altro attore era mai riuscito ad arrivare. E proprio questa è la sua forza, perché è un attore che corre rischi come nessun altro, infatti è un tesoro nazionale e per me è stato un onore lavorare con lui.

Fuori è pieno di ragazzi che ti aspettano da ore, per una foto o un autografo. Che cosa pensi?

Johnny Depp: Sono persone tanto devote e gentili da aspettare delle ore solo per dirmi «Ciao», «Benvenuto in Italia» o per dare il loro sostegno a questo film. Ecco, io non li considero miei fan, parola che non entrerà mai nel mio vocabolario, ma piuttosto dei capi, perché sono loro a spendere dei soldi per andare al cinema e, soprattutto, a donare il loro cuore cercando nel film una via di fuga dalla realtà. Ogni volta, mi danno una sensazione di calore ed è sempre emozionante ricevere questo tipo di benvenuto.
Quindi, grazie capi!

Qual è il vostro approccio nel rappresentare storie tratte dalla vita reale?

Joel Edgerton: Quando si interpretano personaggi realmente vissuti, c’è sempre un profondo senso di rispetto nei loro confronti, soprattutto se si tratta di persone ancora in vita: il mio personaggio, per esempio, attualmente si trova in una prigione federale.
Se si va nel sud di Boston, dicendo di voler raccontare la vera storia di Jimmy Bulger, si scopre che tutti hanno una propria interpretazione della vicenda e pretendere di conoscere la realtà dei fatti è ingenuo e presuntuoso.
Nel rappresentare personaggi realmente esistiti, spesso si temono le ripercussioni nel caso in cui si commettano degli errori nella loro interpretazione; per questo è molto importante scindere i due binari di realtà e finzione: quella di Black mass è stata la nostra rappresentazione di una storia vera.

Dakota Johnson: Io non avevo mai interpretato un personaggio realmente esistito. Fortunatamente, ci sono molte informazioni da cui prendere spunto ed è possibile visionare dei filmati, per studiare i movimenti della persona; tutto questo aiuta molto.

Johnny Depp: Io avevo già interpretato diversi personaggi tratti dalla vita reale, sia vivi che morti, e per me questo è sempre stato sinonimo di grande responsabilità, indipendentemente dal fatto che questi fossero considerati buoni o cattivi.
John Dillinger, ad esempio, per me era quasi un Robin Hood, e questo me lo aveva confermato anche una sua parente ancora in vita con cui mi ero confrontato, e che mi aveva parlato di lui come una persona molto divertente e dolce.
Interpretare Jimmy Bulger è stato complesso, per la carenza di materiale a cui fare riferimento, se non qualche video girato dall’FBI. E’ stato difficile soprattutto interpretare ogni sfaccettatura della sua personalità: da spietato uomo d’affari a persona molto devota alla sua famiglia d’origine. Sentivo quindi la necessità di rendere giustizia al suo personaggio. Per questo avevo chiesto, attraverso un avvocato, di incontrarlo, pur sapendo bene che Bulger non avrebbe mai accettato. E infatti così è stato.

Scott Cooper: Sul set sono venute diverse volte due persone che erano sempre state a stretto contatto con “Jimmy” Bulger. La prima volta che uno di loro vide recitare Johnny Depp fece un’espressione strana, io gli chiesi cos’avesse, se non andasse bene il modo che aveva di interpretare Bulger, ma lui mi rispose invece di essere impressionato dalla sua capacità di ritrarlo in maniera tanto corrispondente al reale.
L’altra persona, invece, quando vide recitare Edgerton chiese se venisse da Boston. Quando gli rispondemmo che era australiano quasi non ci voleva credere.,
Fu grazie a quegli episodi che capii che stavamo andando nella direzione giusta.

Perché non hai portato i tuoi cani in giro tra i canali di Venezia?

I miei cani li ho uccisi e li ho mangiati su ordine di un grassone australiano.

Com’è nato l’aspetto di questo film?

Ne ho discusso a lungo con Scott ed entrambi eravamo d’accordo sul fatto che fosse importante che assomigliassi il più possibile a Bulger. Certo, io ho gli occhi scuri, mentre i suoi sono azzurri. Però, al di là del colore, dovevano essere occhi che passassero attraverso l’anima delle persone. Ad occuparsi di tutto questo è stato Harley, un vero genio che lavora da molti anni. Insieme, abbiamo provato quattro-cinque soluzioni, prima di arrivare a quella definitiva, ma sempre con l’obiettivo di essere il più possibile aderenti alla realtà.

 

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