Marguerite. Amore e stonature

Vita intrepida e infelice della baronessa che stonava e veniva applaudita

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Marguerite
di Xavier Giannoli
con Catherine Frot, André Marcon, Michel Fau, Christa Theret, Denis Mpunga.
Voto 6 e mezzo

Il titolo di Marguerite di Xavier Giannoli, avevamo detto da venezia,  potrebbe essere cambiato in un metafisico La stonata. O  La convenzione.  Lasciamo stare il metafisico: Marguerite è stonata e per convenzione nessuno lo dice. È la storia, incredibile ma ripresa da una vita vera, di una ricchissima baronessa (lei ci ha messo i soldi, il marito i titoli), male amata dal marito distratto e annoiato, che delira di essere una nota e acclamata cantante lirica e tutti (domestici e ammiratori, bugiardi o pietosi) stanno al gioco anche perché lei è molto generosa. In realtà Marguerite non azzecca una nota che è una: è completamente  inetta al canto, anche sotto la doccia. Ma siccome siamo nella Francia  dopo la prima guerra mondiale,  il mondo di ieri è stato travolto e tutto è utile a chi cerca ad ogni costo il nuovo, sia attraverso l’avanguardia che attraverso il caos: ebbene, anche Marguerite può essere usata come sollecitazione e provocazione. Il problema è quando decide di uscire nel mondo esterno e affrontare il pubblico,  po’ come la moglie di citizen Kane, “cagna” con un teatro a sua disposizione, e prende lezioni da un tenore cialtrone e tenta di educare le sue corde vocali. In realtà, per un istante,  le sue corde vocali funzionano (ma forse è un’illusione, come un orologio rotto  che due volte al giorno segna l’ora esatta): ma è chiaro che in questo film la voce (anche se fa ridere, fa sorridere, o fa pietà), è una scusa per parlare dell’amore che Marguerite non riceve, per cui risponde con le stonature. Tra i vari prodigi del film, morbidamente eccessivo e con quella gaiezza “ovvia” da tragedia brillante, una corte dei miracoli di maggiordomi onnipotenti, brave cantanti a giornata, giornalisti artisti  e persino una donna barbuta che legge i tarocchi. La migliore battuta sul sesso è del gaudente tenore gay: non contano i sentimenti ma i centimetri (in francese suona meglio: sentiments e centimetres  si pronunciano con la esse…).

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