“Who controls the present now controls the past … Who controls the past now controls the future … Who controls the present now?” … Non è necessario un buon motivo per andare a New York, New York è già un buon motivo. Comunque io ne avevo più di uno.
La sera, quando ero in ufficio, e non in giro, tiravo sempre tardi al lavoro ed anche quella sera salutai i miei collaboratori che se ne andavano per il week end. Quando resti da solo è il momento ideale per programmarti il lavoro, fare le telefonate più impegnative e risolvere tanti piccoli problemi in completa tranquillità. La mattina del giorno successivo, sabato, mi aspettava un aereo per andare a New York, dove arrivai nel primo pomeriggio, grazie al fuso orario favorevole. Per non addormentarmi uscii sulla 5th Avenue a passeggiare. Camminare in mezzo alla gente è un buon espediente per non cedere alla stanchezza. Ero stato invitato per un meeting che si sarebbe svolto la domenica mattina. Una rassegna di vari artisti e dei loro nuovi album da promuovere. Già la sera del mio arrivo era in programma una cena informale e veloce, con qualche collega, per poi avere il tempo di andare ad un concerto.
Ecco il vero motivo per essere a New York, almeno per me: il concerto dei Rage Against the Machine a Manhattan. La band più devastante degli anni ’90. Quattro album di rabbia … centinaia di concerti di estrema energia. La band che ha occupato e bloccato Wall Street, il centro di controllo dell’economia e della finanza mondiale. Dichiaratamente rivoluzianari e poco ortodossi nei confronti delle regole dettate dal bon ton della società statunitense. Provocatori e attivisti ai limiti della legge contro capitalismo, globalizzazione e a difesa delle minoranze etniche.
Li avevo già visti in Italia, anni prima, insieme ad Iggy Pop. Anche da noi avevano un seguito di fan numerosissimo e fedelissimo. Il loro genere viene definito in mille modi: rap metal, rapcore, nu metal … ma queste categorie sono un legame con una omologazione che non ha nulla a che vedere con la loro realtà musicale. I Rage Against The Machine hanno rappresentato il lato sinistro estremo del rock. Punto.
Il concerto si teneva in un celebre locale della Lower East Side di Manhattan. Platea e galleria erano gremiti da qualche migliaio di persone che avevano fatto la coda, ordinatamente e instancabilmente, dalle prime ore del mattino. Andai a salutare Tom Morello, Zack de la Rocha, Tim Commerford e Brad Wilk ovvero i RATM. Con Tom Morello c’era una particolare simpatia dovuta al suo amore per l’Italia, l’arte, la sua passione per le nostre ceramiche. Poi, mi spostai in galleria, il posto migliore per avere una completa visuale del concerto.
Puntuali come dei gentlemen, i quattro guerriglieri del rock salirono sul palco e pochi istanti dopo la chitarra di Tom Morello iniziò la sua rivoluzione armata su un tappeto ritmico spaventoso mentre Zack de la Rocha urlava slogan poeticamente scorretti, saltando come un indemoniato folletto. Un telone rosso, che fungeva da fondale, cadde lasciando imperare alle loro spalle un enorme stella rossa con l’immagine del “Che” Guevara al suo interno. Il pubblico era in delirio ed io pure. Un muro di suono si sollevava potente dal palco, creando una barriera impenetrabile. I brani si susseguivano come la strategia di un armata che attacca da più parti senza alcuna pausa nel fuoco musicale. La platea si muoveva saltando, seguendo gli stessi movimente di Zack de la Rocha, dando l’impressione di un’unica onda perfettamente allineata. Il sudore spegneva le alte fiamme accese da tutta quella straordinaria energia.
I concerti migliori terminano sempre lasciandoti vuoto e spaesato come quando, improvvisamente, qualcuno ti chiude l’acqua mentre sei sotto la doccia.
Andai a salutare i Rage Against The Machine cercando di non scivolare sul sudore e sulle lacrime del loro popolo. L’umidità ed il calore erano quelli delle notti a New Orleans. Avevano già messo a riposo la macchina da guerra ed erano freschi e riposati come se non ci fosse stata battaglia. Poi tornai a piedi in hotel per scaricare l’adrenalina incamerata durante il concerto.
La mattina successiva ero pronto per il meeting. Pur avendo ancora nelle orecchie gli echi di altra musica, assistetti alla presentazione dei nuovi singoli e album di alcuni artisti, tra i quali Anastacia, George Michael, Sade etc. con relativa esibizione. Era inconsueto uno spettacolo mattiniero, mi riportava ai tempi delle recite scolastiche. La stanchezza del giorno prima si faceva sentire, ma il dovere mi tenne sveglio ad apprezzare gli ingredienti del lavoro su cui mi sarei dovuto dedicare e, come sempre, lo avrei fatto con entusiasmo al di la dei gusti personali.
Pranzai velocemente in un bar, sempre sulla 5th Avenue, osservando la sfilata domenicale che era dedicata ai newyorchesi di origine ungherese, con i loro costumi tradizionali, la banda ed i carri allegorici. Quindi presi un taxi e tornai all’aeroporto. Salito sull’aereo mi accorsi di avere a fianco Patti Smith con il suo giovne fidanzato. Avevamo lavorato insieme in passato. Chiacchierammo un po’, poi il sonno vinse ogni resistenza. Arrivai a Milano, in ufficio, poco prima che arrivassero i miei collaboratori. Per loro ero ancora lì, nella stessa posizione in cui mi avevano visto venerdì sera, prima del week end. Ma per me era stato un lungo, incredibile e potente fine settimana, dove avevo assistito alla battaglia dei Rage Against The Machine a New York.
Come wit it now!
The microphone explodes, shattering the molds
Either drop tha hits like de la O or get tha fuck off tha commode …
They rally round tha family! With a pocket full of shells
They rally round tha family! With a pocket full of shells …
Bulls on parade!
Bulls on parade!
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