Un cuoco, in viaggio, rimane sempre un cuoco. Ovunque vada.
Sono una viaggiatrice appassionata e un’altrettanto appassionata cuoca e, ogni volta che devo abbandonare la mia casa, e soprattutto la mia cucina, per intraprendere una nuova avventura cultural-gastronomica, quello che mi manca di più è il non poter cucinare per un lungo periodo, perché i miei viaggi non sono mai più brevi di 3 settimane.
Per me il viaggio è anche un tuffo nei sapori e profumi del Paese che visito; mi sono ritrovata, ovunque nel mondo ma, soprattutto in Oriente, a guardare le bancarelle dei mercati senza riuscire a capire di che natura fossero alcuni dei prodotti che vedevo. E mi sono ritrovata ad acquistare prodotti locali, cercando di creare manicaretti improvvisati in quasi ogni stanza d’albergo.
Con il tempo, ho imparato a portare sempre con me un minimo kit per elaborare anche gli ingredienti più semplici: primo perché non ho sempre voglia di cenare fuori sia a pranzo che a cena, secondo per una questione economica, terzo, ma non meno importante, perché mi piace.
Il mio kit consiste in una bottiglietta di olio extravergine d’oliva, una confezione mini di sale e pepe, un coltello di dimensione consentite nel Paese in cui viaggerò, qualche piatto di plastica rigida e un pareo che faccia da tovaglia. Con questa soluzione minimalista non è difficile acquistare e consumare verdure crude, o pesce che, in molti posti, viene venduto già cotto al vapore. Se poi, come spesso capita, riesco a prenotare non in albergo ma in un residence con almeno un fornello o un microonde, le possibilità si ampliano notevolmente.
Inoltre, nella mia valigia, non mancano mai un piccolo bollitore elettrico e del caffè solubile, perché il gusto del caffè è il primo che mi piace sentire di mattina, prima ancora di gustarmi una colazione a base di aringhe e cipolla, come mi è capitato di fare in Svezia.
Tra qualche giorno mi aspetta un viaggio in Giappone. E il mio kit è già in valigia, pronto ad affettare pesce crudo e delicate verdure nel mio residence di Tokyo o nella mia stanza di ben 11 mq a Kyoto, cercando di impreziosire le delizie locali con il profumo di un filo di olio d’oliva di casa.