Dheepan. La tigre in sonno

C'è un nuovo portinaio nella cintura di Parigi. Viene dalla giungla in guerra

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Dheepan – Una nuova vita
di Jacques Audiard
con Vincent Rottiers, Marc Zinga, Jesuthasan Antonythasan, Kalieaswari Srinivasan.
Voto 8+

Si parte da un campo profughi nello Sry Lanka, si arriva a una portineria della banlieue parigina. Una nuova famiglia. L’uomo, Sivadhasan, prende il passaporto di un morto, Dheepan, fa coppia con la sconosciuta Yalini e raccattano l’orfana Illayaal.  Altrimenti, da soli, non si scappa. Il traduttore per le autorità francesi capisce subito che l’uomo recita una parte, obbligatoria per chi è venuto da quella zona di guerra. Dheepan, in realtà è un’ex tigre Tamil. A Le Pré-Saint Gervais l’uomo diventa un silenzioso e bravo portinaio, la donna farà da badante al padre di un trucido, la bambina va a scuola. Tutto bene. Non parlano neppure francese. Tutto bene. Intorno imperversa il microcrimine. Tutto bene. Qualcuno dal passato spunta a ricordare all’ex Tigre Tamil che la guerra non finisce mai. Ancora tutto bene. Poi si scatena la guerra per bande di periferia. Roba tra occidentali poveri francesi. Dheepan mette una linea di demarcazione (proprio una striscia di gesso come sui campi di calcio) per delimitare il territorio: al di là facciano quello che vogliono, al di qua lui deve fare il portinaio. Fino a qui ancora tutto bene. Poi mettono in pericolo Yalini. Stupidi: non hanno considerato il bisogno d’amore. La finta famiglia dallo Sry Lanka ha vissuto sulla finzione, ma l’amore prima o poi spinge e da qualche parte esce. Chi tocca Yalini muore: l’ex tigre Tamil, controvoglia, velocemente, senza teatralità da banda di periferia, fa quello che sa fare fin da bambino: la guerra, quella vera, da militare nella giungla. A cui i teppisti di periferia occidentali non sono proprio preparati. Attenti a chi vi portate a nelle portinerie dell’occidente e attenti a non superare il livello di sopportazione dei dannati della terra. Tutto ha un limite. Forse uno dei film più belli dell’anno. Che ha vinto a Cannes non per caso e non per cattiveria contro i nostri film in concorso.

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