Paolo & Rita
di Paolo Pietrangeli & Rita Marcotulli (Ala Bianca)
Voto 6/7
C’era una volta e ancora c’è. Paolo Pietrangeli torna alla canzone d’autore, come solo lui sa fare. Stavolta però si presenta con un apparato musicale di tutto rispetto: la sua voce e il pianoforte di Rita Marcotulli, anche lei romana con studi al Conservatorio di Santa Cecilia e collaborazioni prestigiose con i grandi del Jazz. I due si fanno aiutare da una sezione ritmica funzionale al progetto la cui direzione artistica è affidata a Pasquale Minieri.
La partenza del disco è d’impatto, e superato il primo scoglio poi tutto risulta più facile. Canzoni da amare ci riporta infatti a uno stile che avevamo dimenticato, alla canzone d’autore impegnata con quel procedere tipico che invoglia alla coralità. Brano che porta la firma di Alessio Lega, a detta di molti il cantautore che ha raccolto l’eredità di Ivan Della Mea e dello stesso Pietrangeli.
Poi arrivano brani dove la parola diventa più intima: C’è differenza racconta la differenza tra sentimento e sentimentalismo, tra frumento e frumento OGM. Ci sono i clandestini nella ballata Addio padre e madre addio, per arrivare a Polvere, una specie di Contessa dove la musica è la stessa e cambiano solo le parole, qui l’artista ammette che le cose non sono cambiate come si auspicava negli anni ’60 e ’70. Infatti canta: Polvere che si accumulerà/ Non c’è vento che la spazzerà.
Rita Marcotulli trascina il cantante Pietrangeli a misurarsi con i tempi del jazz, così in Insetti si improvvisa, cantando di luppolo, birra e Wikipedia. E si prova anche a ballare con Tango del dinosauro e qua e là affiorano frasi che qualcuno può raccogliere: Quando si sbaglia si chiede scusa/Pure il concetto della sinistra/Sarà rimasta pure qualche cosa.
E per tutti i sud del mondo arriva la conclusiva Fiore di Gaza, delicatissima e sussurrata, con parole che però non concedono illusioni: Io che coltivo poche speranze circa la libertà.