A testa alta. Pedagogico con brutalità

Giudice minorile e delinquente minorile. Un amore...

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A testa alta
di Emmanuelle Bercot
con Catherine Deneuve, Rod Paradot, Benoît Magimel, Sara Forestier, Diane Rouxel
Voto 6 +

Madre svaporata, più che snaturata, consegna al giudice Deneuve il figlio che secondo lei è fastidioso con malizia. Noi vediamo solo un bambino sgomento di fronte a una madre tossica e nevrotica. Anni dopo il bambino è un teppista duro, ma anche sensibile e caustico, capace di rovesciare dialetticamente le frittate, ma così autolesionista da convincerci che la sua natura di perdente sia biologica. La bravura del regista e degli attori è quella di convincere lo spettatore (che ha perso speranza e pazienza) che nessuno è veramente perduto se qualcuno si batte per recuperarlo. Inoltre il ragazzo selvaggio è strutturato in modo da ripetere in altri modi la lezione di perdente imparata dalla madre, e non è per niente simpatico (mentre al cinema di solito i devianti lo sono), anzi è irritante, e forse, alla fine, è anche troppo recuperato. Il film è pedagogico con brutalità. Cela persino una storia d’amore che credi impossibile. Il cuore (nel senso del libro Cuore) c’è, ma è nascosto tra le pieghe della durezza. L’insegnamento che se ne trae è che la speranza non va mai persa, neanche durante la visione del film. Tutti bravi, ma premio speciale alla madre svaporata che tira davvero fuori dagli stracci.

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