Saluti da Sanremo

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Sono arrivato a Sanremo da poche ore. Non c’è dubbio, il festival sta per cominciare: la città è tappezzata di manifesti dei cantanti e qualche disperato è già a caccia di autografi. Ovunque ci sono lavori in corso e il traffico è caotico, anche se gli ingorghi che fanno andare in bestia ci saranno nei prossimi giorni. Tra un po’ all’Hotel Londra c’è la festa di Radio Italia e nel Roof Garden del Casinò un brindisi di benvenuto riservato alla stampa.
Tutto è rassicurantemente uguale all’anno scorso, e all’anno prima e a quello prima ancora. Le palme svettano svogliate sul lungomare e gli hotel, che hanno già provveduto a triplicare i prezzi, cominciano a riempirsi di cantanti, di “addetti ai lavori” (ma che vuol dire?) e di facce un po’ inquietanti, gente che non avrebbe sfigurato in un film come Gomorra: qualcuno si spaccia da agente (in certi paesini dimenticati da Dio magari non ci sono i soldi per comprare i banchi a scuola, ma quelli per fare la sagra del carciofo o la festa del santo patrono li trovano sempre), ma i più non si capisce bene cosa facciano. O meglio, lo si capisce, ma è meglio non dirlo…
Gira che ti rigira a Sanremo si incontrano sempre le stesse persone. Però anziché domandarti «come stai», la prima cosa che chiedono è «hai sentito le canzoni? Chi vince quest’anno?». No, non le ho ascoltate e non mi frega niente di pronosticare un vincitore. Le canzoni in gara le ascolterò domani, poi vi dico cosa ne penso.
Per il momento siamo ancora alla fase grandi sorrisi, ci si dà pacche sulle spalle e si fa finta di essere sorpresi: «Anche tu qui?». Ma dai, tanto siamo sempre i soliti, magari qualcuno in meno perché la crisi si fa sentire anche qui. Più o meno ripetiamo sempre le solite cose. In attesa che qualcuno denunci per primo un plagio vero o presunto, che scoppi qualche lite, che arrivi il primo scandaletto, tanto per dare un po’ di pepe a una minestra che è sempre più riscaldata… Okkey, siete caldi?
P.S.
Gran parte di questo post l’ho copiata da un post che negli anni scorsi ho già pubblicato svariate volte. Tanto ve l’ho detto: tutto è uguale all’anno scorso, e all’anno prima e a quello prima ancora… Quest’anno a far la differenza potrebbe essere… No, scusate, credo non ci sarà niente che farà la differenza.
P.S. 2
Siccome so che questo post piace un casino al mio amico Alfonso De Meo, glielo dedico.

Massimo Poggini è un giornalista musicale di lungo corso: nella seconda metà degli anni ’70 scriveva su Ciao 2001. Poi, dopo aver collaborato con diversi quotidiani e periodici, ha lavorato per 28 anni a Max, intervistando tutti i più importanti musicisti italiani e numerose star internazionali. Ha scritto i best seller Vasco Rossi, una vita spericolata e Liga. La biografia; oltre a I nostri anni senza fiato (biografia ufficiale dei Pooh), Questa sera rock’n’roll (con Maurizio Solieri), Notti piene di stelle (con Fausto Leali) e Testa di basso (con Saturnino) e "Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi", "Massimo Riva vive!", scritto con Claudia Riva, "70 volte Vasco", scritto con Marco Pagliettini, e "Lucio Dalla. Immagini e racconti di una vita profonda come il mare".

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