Sanremo. Patty Pravo, l’ultima diva (intervista)

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Nicoletta Strambelli, veneziana doc, è un monumento della canzone italiana. Lei che fa sempre ciò che non ti immagini, è in gara a presentare una nuova canzone e un nuovo album, grandi – e strane – firme (Sangiorgi, Tiziano Ferro, Nannini, Zibba, Emis Killa, Fred De Palma), con la solita aria di chi passa per caso, non si crea ansie per nulla e capiti quel che capita. «Per me è una rinascita»- spiega Patty Pravo – «debuttare nuovamente in gara, poi il disco, un tour, tante sorprese che non rivelo. Non ho mai detto che speravo di non vincere qui, se no che ci venivo a fare, ma non è che se non succede mi sparo… A Sanremo sono venuta in gara perché è meglio che fare l’ospite che canta le hit. Per me è un fatto vitale, anche perché ho molte cose da fare».

Il più bel ricordo dei festival passati?
«Sicuramente quando venni con La bambola. Era tutto perfetto, e poi vivevo in barca, senza tensioni. E poi l’anno di E dimmi che non vuoi morire, che non ha bisogno di parole».
Ultima diva della canzone in circolazione (Mina non circola), Patty Pravo ha attraversato tutte le stagioni del dopoguerra italiano, dal primo beat degli anni ’60 in poi, cambiando con le stagioni. Le manca il rap «ma quello non è nel mio stile. Lo lascio fare a Fred De Palma che ha inventato un bellissimo testo per Tutt’al più che faremo insieme nella serata delle cover, giovedì».
Tra i suoi amori artistici c’è Vasco di cui canterebbe volentieri Un senso e Vita spericolata e talvolta in concerto lo fa. Tra quelli di cuore, ci fu Riccardo Fogli che abbandonò per lei i Pooh e che ritroverà a Sanremo con il gruppo ricostituitosi in forma allargata per i 50 anni di carriera: «Riccardo lo vedrò volentieri. Ogni tanto ci sentiamo. Comunque so che Red ringrazia il cielo ogni giorno per quella storia». Fu grazie a Patty Pravo se Canzian trovò posto nei Pooh, con quel che segue.
Il resto è storia, e un altro tassello di quella giovanissima ragazza del Piper che si nascondeva a fumare con Jimi Hendrix sui sedili posteriori di una scassata Cinquecento…

Giò Alajmo ha la stessa età del rock'n'roll. Per 40 anni (1975/2015) è stato il giornalista musicale del principale quotidiano del Nordest, oltre a collaborare saltuariamente con Radio Rai, Ciao 2001, radio private e riviste di settore. Musicalmente onnivoro, è stato tra gli ideatori del Premio della Critica al Festival di Sanremo e ha scritto libri, piccole opere teatrali, e qualche migliaio di interviste e recensioni di dischi e concerti.

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