San Valentino. L’arte dell’amore… e del sesso

Variazioni intorno al giorno del santo patrono degli innamorati e degli epilettici

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Kitagawa Utamaro

Siamo tutti d’accordo, San Valentino è una festa un po’ stupida, l’occasione per pasticceri e fioristi di fare cassa facilmente, ma anche il giorno in cui, i più o meno timidi, trovano il coraggio per dichiararsi. Alzi la mano chi in vita sua non si è mai presentato con un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini sotto casa della propria fidanzata, proprio come in un disegno di Peynet. Ma è anche il giorno in cui ogni smanceria è permessa, senza il timore di passare per uno stucchevole romantico.
Pazienza se San Valentino – santo di epoca romana originario di Terni – oltre che patrono degli innamorati, sia anche protettore degli epilettici, ma in fondo è pur vero che l’amore a volte ci priva di qualsiasi autocontrollo.
Per questo ho voluto inserire in questo omaggio dell’arte all’amore, oltre alle immagini diabeticamente inflazionate, anche qualcosa di meno visto, ma che rappresenta con uguale, se non maggiore intensità, ciò che, oltre ai soldi e al potere, è in grado di far girare il mondo da qualche decina di migliaia d’anni.
Come sempre in ordine cronologico.

Tanto per confermare la tesi, questi affreschi rinvenuti a Pompei, rappresentano inconfutabilmente persone innamorate o che, quanto meno, si scambiano effusioni amorose.
Poco è cambiato da allora, gli uomini allungano sempre le mani, e le donne conservano spesso un’aria quasi disinteressata. La differenza se mai, è che non ci si formalizzava o si polemizzava troppo su quale fosse il sesso dell’oggetto del desiderio. Meno ipocrisie insomma, e più voglia di godere i piaceri della vita che, all’epoca, non era così lunga.
In poche parole, cogli l’attimo!
Naturalmente questo vale anche per l’arte greca, egizia o indiana…

Arte Antica
Arte Antica

Quentin Massys (1466-1530) è un pittore fiammingo noto per il gusto del grottesco esasperato. Famose le opere La duchessa Brutta (1525 circa) e il Banchiere e sua moglie, nelle quali, malgrado il suo forte sentimento religioso, non si fa scrupoli nel raffigurare le debolezze e le bruttezze umane. Non fa eccezione Gli Amanti, o Contratto di Matrimonio (1525-30) nel quale, più che l’amore puro, è rappresentato l’amore interessato di una bella dama nei confronti di un vecchio presumibilmente benestante. Non molto romantico, ma spesso vero ancora oggi.

Quentin Massys
Quentin Massys

Paris Bordone (1500-1571) pittore veneziano poco noto ma assai prolifico, dipinge Gli amanti veneziani tra il 1525 e il 1530. Nell’opera, un’elegantissima dama rinascimentale veneziana arrossisce al tocco delle mani dell’amante, appoggiando la testa, in un gesto di estrema confidenza, al viso dell’uomo, anche se lo sguardo rivolto all’osservatore rivela una certa spavalderia esibizionista. Il mistero è dato dalla presenza di una terza figura alle loro spalle, di cui gli storici non sono riusciti a dare ragione. Ma forse è proprio questo che intriga ancora di più l’osservatore.

Paris Bordone
Paris Bordone

Ben diverso dall’ingessato Gli amanti (c.1500) di un ignoto maestro della scuola di Fontainebleu, dipinto circa venticinque anni prima. D’altronde Bordone fa parte a pieno titolo del rinascimento italiano, a differenza di questa tela, che affonda ancora le radici nel manierismo francese. Anche questa dama ha lo sguardo rivolto verso noi che guardiamo e sembra meno convinta rispetto alla dama veneziana delle avanche del suo amante e tanto meno ne arrossisce. Curioso infine il fatto che regga nella mano sinistra un paio di occhiali.

Maestro della scuola di Fontainbleu
Maestro della scuola di Fontainbleu

D’accordo, gli Shunga di Kitagawa Utamaro (1753?-1806) non sono propriamente degli innamorati mano nella mano, ma pur sempre di amore si tratta, e di quello vero, che non lascia spazio a dubbi o interpretazioni. Questi due si amano sul serio e con passione non indifferente. Magari da non riprodurre su una scatola di cioccolatini anche se l’idea non è poi così stramba…

Kitagawa Utamaro
Kitagawa Utamaro

Francesco Hayez (1791-1882) sulle scatole di cioccolatini ci sta eccome. In effetti siamo in pieno delirio romantico. Il bacio più famoso e inflazionato in assoluto. Ciò non toglie che, per gli innamorati che fanno del romanticismo la loro ragione di vita, questo quadro sia il simbolo dell’abbandono amoroso.

Francesco Hayez
Francesco Hayez

Romanticismo per romanticismo ecco questo dolce bacio di Carolus Duran (1837-1917) fra i fondatori della Société Nationale des Beaux-Arts nel 1890. All’epoca apprezzato ritrattista, non seppe evolversi verso l’impressionismo, più che altro per non alienarsi l’ambiente del “bel mondo” nel quale si trovava a proprio agio. Il suo è infatti un bacio casto, non di certo “alla francese”, anche se la mano di lui appare quanto mai malandrina.

Carolus Duran
Carolus Duran

Come gli Amants dans la campagne (1844) di Gustave Courbet (1819-1877) che, prima de l’Origine du monde (1866), sembra ancora ritroso e sdolcinato, con i due amanti che si tengono affettuosamente per mano, lo sguardo rivolto verso ciò che immaginano come un futuro pieno d’amore e di promesse, lei che quasi sviene al solo pensiero e che lui sorregge amorevolmente.

Gustave Courbet
Gustave Courbet

Auguste Rodin (1840-1917) del quale tutti citano le sculture Il Bacio, l’Idolo eterno o l’Eterna primavera, come le forme più riconosciute dai giovani amanti, era anche un tipo che con l’erotismo ci sapeva fare. Per questo preferisco sicuramente la scultura Femmes Damnées (1885) in cui due ragazze definite “dannate”, più che lottare fra loro, sembrano impegnate in quel gioco amoroso in cui spesso si cimentano i giovani fidanzati. Gioco che, invariabilmente, ha un solo e unico finale.

Auguste Rodin
Auguste Rodin

Più tradizionale, almeno nel soggetto, Pierre Auguste Renoir (1841-1919) che ritrae due delicati amanti circondati dalla natura. Lui le ha donato un mazzo di fiori di campo che giace ai loro piedi e le tiene dolcemente la mano sussurrandole parole d’amore. Lei pare sorridere accondiscendente, con lo sguardo sognante perso chissà dove. Forse in attesa di una proposta di matrimonio.

Pierre August Renoir
Pierre August Renoir

Ecco un’altra icona dell’amore romantico, ma di ben altro spessore rispetto ad Hayez. Si tratta dell’altrettanto famoso Bacio di Gustav Klimt (1862-1918). Un bacio non ancora scoccato, o meglio, l’attesa del bacio che arriverà da un momento all’altro, a cui lei è già pronta, abbandonata fra le braccia del suo uomo, gli occhi chiusi e la testa piegata in modo quasi innaturale. E poi oro e fiori e ancora oro, in una tecnica che Klimt riporta in auge dopo secoli, ma permeata di una modernità inarrivabile.

Gustav Klimt
Gustav Klimt

Di ben altro tenore i baci di Edvard Munch (1863-1944), pieni di angoscia, in cui i volti si fondono l’uno nell’altro alla ricerca di amore e calore che il mondo esterno non è in grado di dare. Mi torna in mente – probabilmente a sproposito – la meravigliosa fotografia di Vittorio Storaro in Ultimo Tango a Parigi, nella quale il mondo esterno appare freddo e ostile e gli interni caldi e, malgrado tutto, accoglienti.

Edvard Munch
Edvard Munch

Del fatto che Henri de Toulouse-Lautrec (1864-1901) fosse un assiduo frequentatore di bettole e bordelli è cosa risaputa. Nulla di strano quindi che ritragga due ragazze che si scambiano effusioni a letto. Che è proprio il titolo delle opere: Au lit: Le Basier (1892). Chiaramente si tratta di due prostitute, in atteggiamenti che allora – ma non solo – sembrava fossero di gran moda. Ma, visto che si tratta di una visione per così dire privata, mi piace immaginare che non fosse ad uso esclusivo dell’osservatore, ma che alla base vi fosse un vero sentimento, come anche i quadri sembrano cogliere. Perché San Valentino non è necessariamente la festa degli innamorati eterosessuali, ma può essere la festa di qualsiasi persona si ami, indipendentemente dal sesso di appartenenza.

Henri de Toulouse-Lautrec
Henri de Toulouse-Lautrec

Konstantin Somov (1869-1939) non verrà certo ricordato come un grande artista. Malgrado fosse stato fra i massimi ispiratori del movimento russo Mir iskusstva (Il Mondo dell’arte). Anzi, più che come artista, è apprezzato come autore di ritratti e illustrazioni per libri, il che non è certo disonorevole. Le due opere che presento però ben si adattano al nostro argomento. Nella prima, del 1910, Konstantin si diverte nel riprodurre un ambiente settecentesco, con un lui che, benché imparruccato, appare vagamente grezzo e mal sbarbato, mentre bacia e, con la solita mano lunga, accarezza il seno della ragazza discinta che sembra comunque apprezzare. La seconda, del 1933, è certamente più intima. I ragazzi sono giovani e certamente innamorati. Lui addirittura adorante dopo aver fatto l’amore.

Konstantin Somov
Konstantin Somov

Un’intimità simile a quella delle due opere di Otto Mueller (1874-1930) in cui, in quella intitolata appunto Liebespaar (La coppia) i due sembrano in posa, come a dimostrare al mondo il loro amore. L’ambiente è dimesso, inesistente, come lo è anche l’abbigliamento, ma le mani di entrambi parlano del loro amore, della loro intimità e, una volta tanto rispetto a ciò che si è visto fino ad ora, è lui che ci guarda, mentre il viso della ragazza è completamente assorbito e concentrato su di lui. Tutto è incredibilmente erotico, le gambe velate dalle calze di seta, la pettinatura corta e anche quel seno un po’ “sceso” non fanno che accentuare maggiormente l’elettricità che corre fra i due. Il secondo quadro è del 1919, e si intitola Amanti gitani. Ricorda vagamente nei colori e l’ambientazione le atmosfere esotiche di Gauguin. Lei è sfrontatamente bella, ombelico e seni in mostra. Mentre lui sembra perso nei suoi occhi.

Otto Mueller
Otto Mueller

Completamente diversa l’opera di Constantin Brancusi (1876-1957). Di certo non finirà mai su una scatola di cioccolatini, ma è dotata di una notevole forza primordiale. Due amanti si abbracciano totalmente, mani e braccia, le bocche incollate. Tutto il loro corpo è perfettamente in contatto. Un’idea di amore e fusione totali.

Constantin Brancusi
Constantin Brancusi

E poi lui, il mostro sacro, Picasso (1881-1973) probabilmente il più grande pittore del ventesimo secolo, il genio che abbiamo avuto la fortuna di vedere in azione attraverso documentari come Le Mistère Picasso (1956), nel quale è messo a nudo il processo creativo del pittore. Parto con il primo Embrace, del 1900, ancora figurativo, ma estremamente potente nei colori e nel trasporto dei due innamorati. Nel 1925 dipinge Il Bacio, in cui il punto focale sul quale cadono invariabilmente gli occhi sono quelle bocche che si toccano e che sembrano non toccarsi allo stesso tempo. In quello del 1971, intitolato sempre Embrace, tutto si è scomposto, tutto si confonde. Ogni parte del corpo appare improvvisa, dove invece sembrava nascosta. Pene, vagina, mani, occhi, bocche sembrano cercarsi, aspettarsi, rincorrersi sulla tela. Tutto è carne, sesso.

Picasso
Picasso

Niente a che fare con l’onirico Marc Chagall (1887-1985). Gli amanti, del 1914, è permeato di quel blu quasi elettrico che ricorda il blu Klein, i visi bianchi, immobili, le labbra vicine ma che non si toccano e l’iniziativa che questa volta è nella mano inguantata della ragazza. Più maturi gli innamorati de Il Compleanno, del 1915. Si librano nell’aria come privi di peso, con quella forza dell’amore che quasi non fa toccare i piedi per terra. Lui addirittura vola e si contorce per riuscire a strappare un bacio, mentre fuori è già notte. In Amoreaux en verd, del 1916-17, riporta tutto a una staticità apparente. Lei ha lo sguardo attonito, forse per gli orrori della guerra che impazzava, tanto che anche lui pare cercarvi rifugio affondando il viso fra i seni dell’amata, quasi a cancellare, attraverso i suo profumo, i miasmi della guerra. Per tornare, nel 1949, con Paesaggio in blu, a una serenità in cui gli sguardi si fanno finalmente dolci, in quella che sembra una comunione cosmica e totale fra uomo, donna e natura.

Marc Chagall
Marc Chagall

Tormentato, come sempre, Egon Schiele (1890-1918) che dipinge l’amore senza confini di genere, con la stessa forza, lo stesso contorcimento dei corpi, quasi la stessa angoscia nei volti degli amanti. Superando non solo il genere, ma sfidando anche il tabù della fede, come nella carezza – tanto per usare un eufemismo – tra il cardinale e la suora, del 1912. Corpi veri, nudi, che si amano e soffrono. Proprio come nell’amore vero, che racchiude sempre al suo interno la sofferenza. Visi ancora intontiti dalla “Piccola morte”, come veniva chiamato il momento supremo dell’orgasmo.

Egon Schiele
Egon Schiele
Egon Schiele
Egon Schiele

Anche se spesso viene presentato nelle gallerie di quadri dedicati a San Valentino, Gli amanti di René Magritte (1898-1967) sembra quanto di più lontano da ciò che l’amore dovrebbe essere. Malgrado si stiano baciando, i volti nascosti sembrano descrivere distacco, incomunicabilità, un’incolmabile differenza fra i sessi. Un quadro inquietante, pieno di riferimenti alla morte. Niente di ciò a cui vorremmo pensare a San Valentino.

René Magritte
René Magritte

Il contrario della superficialità e la leggerezza dei ruggenti anni venti che comunica Tamara De Lempicka (1898-1980) in The Kiss. Sarà colpa mia, ma non ci vedo niente di romantico, nessun calore, nessuna confidenza, nessuna gioia. Resto convinto che la Lempicka sia sempre stata troppo fredda e distaccata nel suo modo di dipingere.

Tamara De Lempicka
Tamara De Lempicka

Impossibile non contemplare in questo omaggio all’amore due scatti che si sono trasformati in icona. Il primo, di Alfred Eisenstaedt (1898-1995) e quello realizzato in occasione del Victory Day in Time Square, nel 1945, nel quale un intraprendente marinaio bacia appassionatamente un’avvenente infermiera. Malgrado molti si fecero avanti, i due protagonisti rimasero sconosciuti e, probabilmente, non erano nemmeno fidanzati, né mai si fidanzarono.

Alfred Eisenstaedt
Alfred Eisenstaedt

Il secondo scatto è di Robert Doisneau (1912-1994), sublime fotografo delle piccole cose, che immortalò, questa volta sì, due veri fidanzati che si baciano davanti all’Hotel de Ville a Parigi nel 1950. Di loro, a differenza del marinaio e l’infermiera sappiamo tutto: che lei era una studentessa di teatro e lui il suo ragazzo. Inoltre, quella che appare come una foto rubata era stata in realtà posata, anche se nulla toglie che sia una delle più belle foto di innamorati che si siano mai viste.

Robert Doisneau
Robert Doisneau

E finalmente ecco arrivare la pop art con Roy Lichtenstein (1923-1997) con Kiss II (1962) venduto nel 1990 per sei milioni di dollari. Pare brutto parlare di soldi in un’occasione come questa, ma sono sicuro che questo è di certo il bacio più costoso nella storia dell’arte e non solo.

Roy Lichtenstein
Roy Lichtenstein

Il bacio più curioso invece è di certo quello realizzato dall’artista contemporaneo Erwin Wurm. Cosa c’è di più tenero, dissacrante e divertente di questi due simpatici salsicciotti che si baciano così appassionatamente?

Erwin Wurm
Erwin Wurm

Tanto quanto mi è apparso geniale e irriverente il bacio dipinto su una sezione del muro di Berlino da Dmitri Vrubel. Rappresenta un bacio tra Leonid Breznev (segretario del PCUS) e Erich Honecker (segretario del Comitato Centrale della Germania Est) nel 1979. Il titolo del murales è: Mio Dio, aiutami a sopravvivere a questo amore mortale, in riferimento al periodo della Guerra Fredda. Se l’amore può essere anche pericoloso e mortale, questo ne è l’esempio più lampante.

Dmitri Vrubel
Dmitri Vrubel

Per fortuna ci pensa Banksy ad alleggerire l’atmosfera, con il suo Kissing Coppers (2005), ode alla pace e l’amore libero, venduto all’asta per la bellezza di 575mila dollari.

Banksy
Banksy

E questo è tutto, un bacione a mia moglie.

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