Miele. Perdere a Sanremo per un “Amen”

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Era in gara tra le nuove proposte di Sanremo con un brano, Mentre ti parlo, che affronta il tema dell’incomunicabilità che può crearsi in un rapporto tra genitori e figli. Miele, cantante siciliana classe ’89, ha da poco pubblicato l’album di debutto Occhi, sette tracce tra cui un’insolita cover. Sul palco dell’Ariston è stata protagonista di un episodio inconsueto: sfidante di Francesco Gabbani, inizialmente viene proclamata vincitrice. Ma il sogno dura poco, su Twitter compaiono le prime polemiche: alcuni giornalisti parlano di malfunzionamenti degli apparecchi per votare. Pochi minuti dopo Carlo Conti annuncia che è tutto da rifare. Il finale è noto: Francesco Gabbani ribalta il risultato per soli tre voti, poi vince Sanremo giovani con il brano Amen.
Il giorno dopo Miele è irragiungibile, non rilascia alcuna intervista.
A due settimane dal Festival mi ha raccontato di come ha vissuto quella serata, dell’album e delle sorprendenti coincidenze legate agli Stadio.

Come stai?
Adesso meglio (ride, ndr).

Prima invece?
Quella di Sanremo è stata una settimana molto particolare.

Hai metabolizzato la serata?
È difficile perché è stata assurda. Ma tutta la settimana del festival è stata davvero bella. A parte tutto mi reputo una privilegiata e sono felice di esserci stata. A mente lucida posso dire che è stata una bellissima esperienza.

Cosa hai pensato quando Carlo Conti ha annunciato il problema con il televoto?
Quando ho finito di esibirmi sono andata nella green room, che è una stanza all’interno dell’Ariston dove si segue il festival. Ero felice perché era andata bene. Il problema delle votazioni è stato sollevato prima di tutto dai giornalisti via Twitter, il momento peggiore è stato quando la voce ha iniziato a spargersi attraverso il social network: al di là del sapere se la votazione sarebbe stata ripetuta o meno, non mi sarebbe piaciuto passare con una polemica in corso, quindi in quel momento l’ho presa ancora peggio rispetto a tutto quello che è successo dopo.

Mentre ti parlo è uno spaccato di vita che racconta del rapporto tra padre e figlia. Perché hai deciso di portare questo brano a Sanremo?
All’inizio è stato difficile anche solo farlo ascoltare, perfino a mio padre. Ci ho messo un po’ di tempo. Avevo voglia di portare questo brano, è il primo in assoluto che ho scritto, tre anni fa circa, e lo reputo il brano più sincero. Non che gli altri non lo siano, ma in Mentre ti parlo non ci sono censure da nessun punto di vista, stilistico, di struttura o di melodia. È nato per necessità.

Tuo padre che ne pensa?
Ho scritto la canzone quando mi sono trasferita a Milano per studiare musica. A poco a poco mi sono accorta che le mie intenzioni erano molto serie, la musica per me è una passione fortissima e mi piacerebbe che diventasse il mio mestiere. Appena arrivata a Milano, c’era da parte dei miei genitori un po’ di preoccupazione, sia perché il futuro per i giovani è un’incognita, sia perché la musica è vista come un non-mestiere da molti. Da parte mia c’era invece la voglia di spiegare a mio padre quanto credessi in questa cosa.

Hai espresso soddisfazione per la vittoria degli Stadio al festival:«Ho subito adorato il loro brano, perché il testo tratta un tema in comune con la mia Mentre ti parlo». Hai avuto modo di confrontarti con loro?
Mi è capitato ma di sfuggita. A Sanremo non c’è un luogo di ritrovo, quindi mi capitava di incontrarli frettolosamente tra un’intervista e un’altra. Ho spiegato loro questa cosa, ma non c’è mai stato il tempo sufficiente. Sono stata molto colpita dalle coincidenze: in Occhi ho inserito una cover degli Stadio, una canzone che hanno scritto con Lucio Dalla, e l’avevo deciso prima di sapere della loro partecipazione a Sanremo. Quando hanno annunciato i big in gara ero molto contenta per la loro presenza, pensavo che mi sarebbe piaciuto incontrarli. Ascoltate le prove all’Ariston mi sono inoltre accorta della tematica della loro canzone. Sono rimasta a bocca aperta.

Perché hai scelto di inserire Grande figlio di puttana nell’album?
Molti artisti hanno reso omaggio a Lucio Dalla, per esempio Fiorella Mannoia ha fatto cover bellissime. Quindi non volevo scegliere un brano che era già stata fatto in maniera “intoccabile”, ma il problema non si è posto perché ho pensato subito a Grande figlio di puttana, la ascoltavo quando ero piccola e mi ha sempre colpito. Mi permette inoltre di esprimere la mia vocalità, mi diverte cantarla e allora mi sono lanciata in questo esperimento. Il risultato mi piace molto.

Sei molto legata ai cantautori italiani, soprattutto a Lucio Dalla e Ivano Fossati. In che modo hanno influenzato la tua formazione artistica?
Non so se ci sono elementi di Dalla presenti nella mia musica. Quello che mi piace di lui è la particolare vocalità, che esprime con un’evoluzione dinamica spettacolare all’interno dei brani. Inoltre si concentra anche sul contenuto di ciò che racconta. Ha saputo scrivere melodie meravigliose e testi fantastici, apprezzo il modo semplice in cui racconta le cose non essendo mai banale. Mi riconosco nelle sue storie e condivido i suoi pensieri.
Ivano Fossati ha invece una vocalità differente e la sua forza di messaggio è meravigliosa, dove la parola è in primo piano. Quando sei dentro a cosa è difficile capire se ci siano influenze, ma credo sia inevitabile.

Che messaggio volevi arrivasse con Occhi?
Ho iniziato a scrivere da poco tempo, quello che mi porta a scrivere è la necessità di dire una cosa vera e non di dover farlo per forza. Anche le canzoni non scritte da me hanno storie che in prima persona ho vissuto. Non c’è una parola all’interno di Occhi di cui non mi assuma la responsabilità, tutto quello che ho cantato è sentito completamente. Con l’album volevo raccontare il mio modo di fare musica, di viverla, c’è molta passione e molta verità. Mi piacciono gli errori, che poi diventano particolarità: in Occhi ci sono cose inconsuete che ho voluto lasciare, a livello di registrazione, per esempio, i respiri più profondi. Non sempre parlano solo le parole, anche la voce comunica con il suono. Spero che la mia musica possa essere condivisa e che ogni ascoltatore dell’album possa sentirsi protagonista.

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Miele presenterà l’album di debutto con un mini instore tour:

2 marzo, Milano – Mondadori Megastore di via Marghera
5 marzo, Roma – Porta di Roma

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