Risorto. È Pasqua, tornano i peplum

Ancora un centurione accecato dalla verità, come nei film di una volta

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Risorto
di Kevin Reynolds
con Joseph Fiennes, Tom Felton, Peter Firth, Maria Botto, Luis Callejo.
Voto 6+

Risorto è l’annesima variante del Vangelo raccontata attraverso l’occhio dell’ultimo che potrebbe crederci. È lo schema che aveva funzionato più o meno bene con Ben Hur, Quo Vadis, La Tunica, Il Ladrone, Secondo Ponzio Pilato o L’inchiesta e che ci è appena stato spiegato dai Coen in Ave, Cesare! : un arzigogolare sul tema senza affrontarlo, perché il punto di vista dell’osservatore “altro” poi non fa che confermare quello che si sa già ed è, appunto, Vangelo. Qui abbiamo il tribuno romano Joseph Fiennes della decima legione, bel profilo da colonna traiana, ambizioso, duro, in carriera (ma fondamentalmente integro: in fondo agogna la pace) al servizio del solito Ponzio Pilato col suo leggendario mal di testa che deve barcamenarsi tra i politici locali e la pax romana. Le novità stanno tutte all’inizio del film: il tribuno a sorpresa fa fuori Barabba (che era appena stato liberato ed era tornato alla guerriglia antiromana) e fa finire per pietà Cristo e i ladroni (qui con una certa durezza da autopsia si spiega come si moriva davvero male in croce). Poi deve sorvegliare il corpo di Cristo perché si teme che i seguaci lo facciano sparire per lanciare il tema della resurrezione: e in Giudea politica, profezia e guerriglia sono intrecciate. Compito impossibile: il perché è sempre il solito da 2000 anni. Da qui parte l’indagine, anche macabra: o il tribuno ritrova il corpo di Cristo (e fruga tra tutti i cadaveri di Giudea) o la sua carriera salta. Ma basta spiare un pochino gli apostoli e voilà, ecco il tribuno entrare direttamente nel catechismo illustrato. La conversione è dietro la porta.
Ci divertivamo di più da piccoli a immaginare come doveva essere risalito Gesù in cielo: qui si fa pensare a qualcosa tra la reazione nucleare e la missilistica, e il resto, ahimé, è il consueto repertorio da negozio di souvenir per pellegrini: il sorriso di Gesù, i miracoli con i pesci e con i lebbrosi, fanno pensare a certi depliant distribuiti in strada più che alle pitture delle chiese. Il compito era immane: il Vangelo, se non sei Bulgakov e non scrivi Il Maestro e Margherita, è meglio sfiorarlo, rubare qualcosa e andare via con una bella storia di guerra. I tribuni e gli apostoli col sorriso da hippie strafatti di fede su tramonti da cartolina lasciano un po’ così. Comunque, il film è uno spoiler della Pasqua fin dal titolo. Il regista è Kevin Reynolds: pensate a Robin Hood e ai testoni dell’isola di Pasqua di Rapa Nui e tutto vi sembrerà più avventuroso.

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