Stadio: cuore e mestiere per conquistare Padova

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Certo, quello di questa sera a Padova non deve essere stato un concerto semplice per gli Stadio che, seppur galvanizzati dalla recente vittoria al Festival di Sanremo, sono dovuti salire sul palco per la prima volta senza Giovanni Pezzoli, storico batterista del gruppo, in convalescenza dopo aver accusato un malore alcuni giorni fa. Al suo posto, l’ottimo Adriano Molinari, musicista da anni al fianco di Zucchero (qui e qui le nostre video interviste a Molinari, Fabrizio Foschini e al Gallo Team). L’emozione, naturalmente, era tanta e a tradirla è stato soprattutto il volto di Curreri, incapace di trattenere le lacrime all’inizio dello spettacolo.
Ad aprire il concerto è Fabrizio Foschini, pianista e tastierista degli Stadio, che introduce il live con uno strumentale, sulle cui note si muove la ballerina padovana Giorgia Squillace, per un risultato dal forte impatto emotivo. Quindi, le note di Foschini si trasformano fino a dare vita a L’autunno ti dona, primo brano del concerto. Sono da poco scoccate le 21.30 e gli Stadio, elegantissimi, fanno il loro ingresso sul palco, in grande stile.
Il calore del pubblico, in un Gran Teatro Geox gremito, è tanto e non lascerà orfana la band nemmeno per una canzone.
La prima parte del concerto è dedicata per buona parte ai pezzi del recente album Miss Nostalgia, alcuni dei quali presentati da Curreri stesso. Un giorno mi dirai, il brano che ha condotto gli Stadio sul gradino più alto del podio di Sanremo, è inserito all’inizio della scaletta, quasi a voler dimostrare che la vittoria al Festival non è stata altro che un ulteriore tassello da aggiungere a una carriera quasi quarantennale. Trampolino di lancio o agognato traguardo per molti altri cantanti prima di loro: non è il caso degli Stadio che, con umiltà e bravura, sono riusciti a costruirsi un seguito e una credibilità di cui certo non raccolgono i frutti solo ora.
Il concerto è un crescendo: una prima parte, probabilmente anche per la presenza di molte canzoni recenti, un po’ sottotono. La seconda, perdonerete il termine, una vera goduria.
Il gruppo è in forma e si vede. L’assenza di Pezzoli alla batteria è ripagata da Adriano Molinari, sempre preciso e puntuale.
Il concerto si apre definitivamente su E mi alzo sui pedali, pezzo dedicato a Marco Pantani, i cui video e le cui fotografie scorrono sullo schermo retrostante il palco. Quindi, il dittico Noi come voi, con il sax di Lucio Dalla, e La sera dei miracoli, con la sua voce, che contribuiscono a “far salire di quota” il concerto: per la qualità delle canzoni, per ciò che esse rappresentano, anche e soprattutto da un punto di vista emotivo, e, ancor di più, per l’empatia che viene a crearsi tra gruppo e pubblico. Un rapporto, bando alla retorica, raro, una quasi totale corrispondenza tra musicisti e fan.
Il concerto, quindi, prosegue con i pezzi che hanno fatto la storia del gruppo e l’impressione è che non sia solo il pubblico ad apprezzare questa scelta, ma che anche i musicisti stessi si sentano molto più a proprio agio con canzoni come C’è, Ballando al buio o Lo zaino.
La seconda parte di concerto è proprio questo: un concentrato di ottimi pezzi (come quelli appena citati, o Acqua e sapone, Grande figlio di puttana, La faccia delle donne) a cui si aggiunge un’importante dose di emozione. Complici anche i bpm, il climax è inevitabile e al termine del concerto le poltroncine risultano essere davvero strette.
Certo, qualche critica si può (deve?) fare. Una parte visual completamente da rivedere, con filmati della pagina Facebook del gruppo definibili solo come “brutti”.
Troppi suoni registrati: costume piuttosto usuale nei grandi concerti, ma in questo caso troppo evidente, con chitarre acustiche non suonate da nessuno, mentre Andrea Fornili attendeva con trepidazione il momento dell’assolo (e anche in questo caso meno “shred”, meno improvvisazione e una focalizzazione maggiore sulla melodia del pezzo sarebbe probabilmente una mossa vincente).
Tornando al concerto, il bis si apre con Chiedi chi erano i Beatles, bellissimo pezzo il cui testo è firmato dal poeta Roberto Roversi. Quindi, Bella più che mai, Generazione di fenomeni e Stabiliamo un contatto. Il finale è affidato ad Allo stadio, vero manifesto della band.
Sarà la vittoria a Sanremo? La soddisfazione, come affermato dallo stesso Curreri, per aver registrato un bell’album? O semplicemente una carriera quasi quarantennale alle spalle? Con le domande potremmo continuare all’infinito, con le supposizioni anche. Quel che è certo è che il concerto andato in scena questa sera è stato un concerto estremamente piacevole, con una scaletta in grado di accontentare tanto i fan dell’ultim’ora, quanto gli aficionados degli inizi e, soprattutto, elemento imprescindibile nei concerti del gruppo, in grado di emozionare. Con quelle emozioni regalate dalle piccole cose da sempre cantate dagli Stadio. Le emozioni più intense.

La scaletta del concerto:

  1. L’autunno ti dona
  2. Copriti che fuori piove
  3. Canzoni alla radio
  4. Un giorno mi dirai
  5. Miss nostalgia
  6. Sorprendimi
  7. Anna che non si volta
  8. La promessa
  9. Rimini
  10. E mi alzo sui pedali
  11. Perché
  12. I nostri anni
  13. Noi come voi
  14. La sera dei miracoli
  15. Ti sto ancora cercando
  16. Medley: C’è – Ballando al buio – Lo zaino
  17. Equilibrio instabile
  18. Le mie poesie per te
  19. Il segreto
  20. Medley: Dammi cinque minuti – Un disperato bisogno d’amore
  21. Acqua e sapone
  22. Grande figlio di puttana
  23. La faccia delle donne
  24. Tutti contro tutti
  25. Chiedi chi erano i Beatles
  26. Bella più che mai
  27. Generazione di fenomeni
  28. Stabiliamo un contatto
  29. Allo stadio

1 COMMENTO

  1. Gaetano Curreri è una persona parecchio sensibile ma evidentemente la botta( deve essere stata una situazione abbastanza pesante…..)del problema di salute occorso al mitico Gio’,ripensando anche al suo passato(……)ha agito da detonatore.Non deve essere stato facile per niente nemmeno per chi,come lui,è abituato a stare sul palco da tanto tempo. <3

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