“Black cat” di Zucchero. Un album ricco di “slempito”

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C’è una parola che Zucchero usa spesso: “slempito”. «Non è nemmeno dialetto reggiano», spiega, «è un termine che si usa esclusivamente nella zona dove sono nato. Vuol dire “coraggio”, “energia”, “voglia di fare cose nuove”… Ecco, credo che questo sia il termine che più mi rappresenta: finché ho questo slempito va bene!».

Quando Sugar entra nello straordinario salone delle feste affrescato dal Tiepolo di palazzo Clerici, location piena di magia che ha scelto per presentare il suo nuovo album Black cat, è visibilmente emozionato. Il che, considerato che alle spalle ha oltre 40 anni di carriera e 60 milioni di dischi venduti nel mondo, è una chiara testimonianza di come continui ad amare il suo lavoro e della passione che ci metta nel farlo.

Le 13 canzoni di Black cat sono una sorta di summa della sua poetica musicale. È un frullato di generi che spazia dal rhythm & blues al rock, dal gospel alle ballads. Lui lo definisce «un disco anarchico. Per inciderlo mi sono avvalso di tre produttori, tutti molto quotati (T Bone Burnett, Brendan O’Brien e Don Was), e di un gran numero di musicisti, incluse alcune star come Elvis Costello e Mark Knopfler, che suona il dobro in due pezzi, Ci si arrende e Streets of surrender (S.O.S.)».

Zucchero_ foto di Meeno L.A. 12.2015-19410_bIl testo di quest’ultimo brano è stato firmato da Bono, un vecchio amico di Zucchero, che ne racconta così la genesi: «Quando gli U2 suonarono a Torino andai a vederli. Mi presentai nei camerini intorno alle 19,30. Subito dopo avermi salutato, Bono mi disse: “Alla fine, quando facciamo I still haven’t found what I’m looking for, sali sul palco con noi poi, mentre facciamo la passerella, tu resti lì a cantarla da solo”. “Tu sei matto!”, fu la mia prima reazione, consapevole del fatto che in una situazione del genere ci vuole un attimo a essere sommerso dai fischi”. Ma lui insistette. Così, anziché vedere il concerto, rimasi nei camerini a provare il pezzo… Dopo il concerto, chiese come poteva sdebitarsi. Io, pronto, tirai fuori un provino e gli dissi “perché non provi a scriverci un testo?”. Passarono oltre due mesi e non successe niente. Poi, tre o quattro giorni dopo gli attentati di Parigi, mi chiamò e mi disse: “vorrei scrivere un testo su quello che è successo”. Ne abbiamo parlato per un po’, e alla fine mi ha proposto questo testo, che in effetti cita Parigi, ma è qualcosa di universale, a mio avviso assolutamente commovente».

Ma dicevamo dei tre produttori e dei parecchi musicisti coinvolti. «Volevo fare un disco anarchico, assolutamente libero sia sul piano della scrittura, sia come incisione», racconta Zucchero. «Il problema era riuscire a dargli un sound omogeneo, ma credo di aver centrato l’obiettivo. Quando lavori con grandi musicisti, scopri che alla fine sulla competizione prevalgono la professionalità, il rispetto e l’amicizia. Così è venuto fuori un disco organico, con pochissima elettronica. È stato registrato su pro tools, ma riportato tutto su nastro analogico, il che dà al disco un calore diverso».

Zucchero_ foto di Meeno-20151220-_12A1982_bIl titolo, Black cat, lo spiega così: «Quando l’ho deciso non ho pensato al gatto nero che attraversa la strada. Per gli afroamericani il gatto nero è sempre indice di buon auspicio, contrariamente a noi. Per loro è un modo di dire, confidenzialmente si salutano dicendo “Hey cat, how are you?”. Ho deciso di dare questo nome al disco perché, più degli altri, è un album nero, con radici nella musica afroamericana. È un album libero, come libero è il gatto. I suoni sono ruvidi, marci, ma –lo ripeto- è anche un disco un po’ anarchico, perché il gatto in realtà non è così domestico, come può esserlo il cane».

I testi hanno molteplici chiavi di lettura. «Non è facile descrivere le proprie canzoni. Mi piacerebbe che ognuno li leggesse dandogli un proprio significato». Trattandosi di Zucchero, come sempre spaziano tra il diavolo e l’acqua santa. Per esempio, se gli chiedete come mai La tortura della luna ricordi così da vicino Il mare impetuoso al tramonto, risponde con una risata: «Una scopata è una scopata!». Poi inizia a parlare della sensualità della musica nera, che per lui è sempre stato un ingrediente fondamentale. Però, oltre al pezzo scritto con Bono, ci sono varie altre canzoni dal testo “impegnato”: uno dei tempi ricorrenti è quello dei migranti. Per esempio ne fa cenno in Hey Lord, che inizia come una preghiera gospel, poi si trasforma in una ballad assolutamente avvolgente. Come intensità, invece, il brano che più di altri lascia a bocca aperta è Voci, non a caso scelto come primo singolo per il mercato estero.

Zucchero_ foto di MeenoL.A. 12.2015-19790_bZucchero è uno dei nostri artisti più noti nel mondo, infatti oltre che nella versione italiana, Black cat uscirà anche nella versione spagnola, per il mercato sudamericano, e in quella asiatica, caratterizzate da alcune chicche che manderanno in sollucchero i collezionisti. In una infatti ci sono un brano con Elvis Costello, Turn the word down, e un duetto con Alejando Sanz, nell’altra la superstar nipponica Tomoyasu Hotei suona la chitarra in Ti voglio sposare.

Il 16 settembre partirà da Verona il nuovo tour mondiale (ben 10 concerti all’Arena), che andrà avanti fino al 2017, con appuntamenti di assoluto prestigio come le tre date all’Olympia di Parigi e le due alla Royal Albert Hall di Londra (prima volta nella storia che un italiano fa due concerti consecutivi in quel tempio della musica).

Prima di chiudere, è doveroso un saluto a Marina Testori, che per 29 anni ha lavorato a stretto contatto con Zucchero come ufficio stampa e che da quest’anno passa la mano ritagliandosi un ruolo da consulente. A lei è andato un grande applauso dei tanti che affollavano la sala del Tiepolo. Applauso al quale ovviamente mi unisco.

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Tutte le foto sono di Meeno

Massimo Poggini è un giornalista musicale di lungo corso: nella seconda metà degli anni ’70 scriveva su Ciao 2001. Poi, dopo aver collaborato con diversi quotidiani e periodici, ha lavorato per 28 anni a Max, intervistando tutti i più importanti musicisti italiani e numerose star internazionali. Ha scritto i best seller Vasco Rossi, una vita spericolata e Liga. La biografia; oltre a I nostri anni senza fiato (biografia ufficiale dei Pooh), Questa sera rock’n’roll (con Maurizio Solieri), Notti piene di stelle (con Fausto Leali) e Testa di basso (con Saturnino) e "Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi", "Massimo Riva vive!", scritto con Claudia Riva, "70 volte Vasco", scritto con Marco Pagliettini, e "Lucio Dalla. Immagini e racconti di una vita profonda come il mare".

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