Pericle il nero. Il cane umano

Dal libro di Ferrandino la versione Scamarcio/Dardenne

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Pericle il nero
di Stefano Mordini
con Riccardo Scamarcio, Marina Foïs, Gigio Morra, Valentina Acca, Maria Luisa Santella.
Voto 7 

Pericle il nero fa il culo alla gente. Se il suo boss lo chiede lui va, tramortisce chi ha sgarrato con un sacchetto di sabbia e lo sodomizza. Ci avverte che le sue misure sono regolari e non fa troppo male. È lui che sta male, perché ogni tanto qualcosa gli esplode nella testa e allora… Per calmare il suo strumento (e cavarci anche qualche soldo) Pericle lavora a film porno (ma non ringrazia). È una specie di cane umano adottato da una famiglia di pizzaioli camorristi in Belgio. E pensare che come un cane lui li ama perché l’avrebbero salvato e segretamente ha sempre desiderato la figlia del boss. Un giorno sbaglia un colpo, forse uccide una di un’altra famiglia a cui in teoria dovrebbe la sua stessa vita e deve darsi alla latitanza. La latitanza diventa una storia d’amore con una panettiera sola con due figli che fa fatica a sbarcare il lunario, e Pericle sogna di farle del bene per restituire il poco amore che ha avuto (è vero amore: il suo sesso che funziona a comando con lei lo tradisce un po’. Sarà che ci sono i bambini nell’altra stanza…). La storia è trucida e poetica, e Scamarcio usa in apparenza una sola espressione che rende bene la fissità animale del personaggio e tante microvariazioni che rendono anche meglio cosa passa in quella testa che ogni tanto s’incendia. Il triste Belgio che si vede, co-prodotto dai fratelli Dardenne (la storia originale era ambientata in Italia…) diventa una giungla geometrica per animali pazzi e no. Pare che dovesse essere diretto da Abel Ferrara, ma Scamarcio ha scelto Stefano Mordini (Provincia meccanica, Acciaio) e diremmo che ha fatto bene anche da produttore. La storia arriva da un romanzo di Giuseppe Ferrandino  uscito in Italia sotto pseudonimo e ignorato fino a che non è stato ripescato dai francesi di Gallimard, lanciato e ripubblicato in Italia da Adelphi. È passato a Cannes nella sezione Un Certain Regard.

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