La potenza delle piccole cose: Niccolò Fabi a Milano

Si è conclusa ieri sera la parentesi milanese di "Una somma di piccole cose – Tour", dove Niccolò Fabi si è esibito per due sere all’Auditorium di Milano. Nell'articolo il racconto e la scaletta del concerto.

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Niccolò Fabi in concerto all'Auditorium di Milano il 23 maggio 2016 - © Foto: Riccardo Medana

Le piccole cose sono Niccolò Fabi che batte sulla chitarra due volte e poi fa cantare il pubblico, sono tante mani che vanno a tempo, sono tutte le persone presenti in Auditorium (di Milano, nel quale ha cantato nelle due tappe milanesi – ndr) in piedi che ballano. Queste piccole cose, che se sommate e godute, diventano forti e riescono a trasformare una serata. Non servono grandi colpi di scena per lasciare il segno, e questo Fabi lo sa bene. Da sfondo solo un telo bianco, poche luci posate sul palco, a disegnare ombre o colori, e una semi strobosfera sul fondo. A suonare con il cantautore romano c’è un altro cantautore, torinese, talentuoso e promettente. Si chiama Alberto Bianco e con i suoi musicisti accompagnerà Fabi per tutto il tour. Il concerto è giostrato su strumenti acustici e qualche elemento di elettronica. Una somma di piccole cose apre la serata, seguita da Ha perso la città e Facciamo Finta, tenero brano tra i più riusciti dell’ultimo album. Non vale più cresce musicalmente sopra i tamburi e accende il pubblico già partecipe ed esaltato, che sorprende le aspettative. A completare la presentazione dell’ultimo lavoro in studio, arrivano Una mano sugli occhi e Filosofia Agricola.

«Grazie per essere venuti stasera, tutto ciò continua ad essere una sorpresa. Mai mi sarei aspettato che canzoni nate in solitudine, come ricerca più che come condizione, diventassero condivise da così molta gente. E’ incredibile, anzi scioccante. Con questo album è come aveste in mano una mia risonanza magnetica – (ride, ndr).  Adesso vi propongo la canzone più vecchia della serata, scritta, mamma mia, circa venticinque anni fa». Ostinatamente apre la seconda parte del concerto, movimentata, dalle sfumature più funky; il pubblico è entusiasta, non smetterà di tenere il ritmo da qui fino alla fine della serata. E’ non è concede spazio anche alle parole degli strumenti, con dialoghi tra chitarre e batterie improvvisati, finora messi da parte per sonorità più intime. Negozio di antiquariato, con Fabi da solo sul palco seduto alla tastiera, è condivisa da tutti e cantata come in un grande karaoke.

La serata prosegue con un continuo botta e risposta tra presente e passato, mentre Bianco si diverte a passare da uno strumento all’altro a seconda del brano, basso, tastiere, chitarra, percussioni e anche cori. Sedici modi di dire verde ed Ecco richiamano il penultimo lavoro di Fabi, prima di concedersi Giovanni sulla terra, brano contenuto nell’album Il padrone della festa, nato dall’esperienza in trio con Gazzè e Silvestri. «L’ho scritta pensando ad un uomo che si ostina a far corrispondere la propria vita ai suoi desideri. Forse mai come ora, Max, Daniele ed io, abbiamo dischi diversi, perché dopo l’esperienza in gruppo ognuno è andato a trovare la sua specificità. Il penultimo concerto a Verona in trio per me è stato significativo, ho avuto la sensazione che un cammino fatto avesse raggiunto la sua destinazione, ma che soprattutto fosse stato compreso. Mi ha dato molta forza per fare questo disco, non proprio “easy listening”. Durante quella serata ho avuto la possibilità di fare due canzoni mie, una dietro l’altra e adesso vorrei cercare di riproporre quel momento», spiega prima di Solo un Uomo e Costruire, che per un attimo smorzano l’atmosfera energica e spensierata.

Il finale è soddisfacente, esaltato, festoso, in molti non si trattengono al proprio posto e corrono sotto al palco per cantare con Niccolò, che chiude con Vince chi molla e, forse, i due migliori pezzi dell’album Ecco: Una buona idea e Lontano da me. Nel bis c’è spazio anche per Alberto Bianco, che presenta la sua Aeroplano.
Sono concerti come viaggi quelli di Fabi, che rievocano momenti e luoghi dal sapore di campagna e di semplicità. Fabi è un maestro nell’essere evocativo e profondo con poche semplici parole, raccontanto il quotidiano, quello che spesso trascuriamo e al quale però lui sempre ci riporta.

Qui le foto della prima serata milanese.

La scaletta della serata:
Una somma di piccole cose
Ha perso la città
Facciamo finta
Filosofia agricola
Non vale più
Una mano sugli occhi
Ostinatamente
E’ non è
Il negozio di antiquariato
Ecco
Sedici modi di dire verde
Oriente
Ventod’estate
Giovanni sulla Terra
Solo un uomo
Costruire
Offeso
Lasciarsi un giorno a Roma

Vince chi molla
Aeroplano (Bianco)
Una buona idea

Lontano da me

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