Rockambolo. Classe e potenza per Cicci Bagnoli

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E’ l’incessante trascorrere del tempo il leitmotiv del nuovo album di Cristian “Cicci” Bagnoli, chitarrista romagnolo classe ’78, giunto ormai al suo terzo album da solista.
Rockambolo: è questo il nome della nuova “fatica discografica” del chitarrista e cantante della Steve Rogers Band 2.0. Ma cosa significa “rockambolo”? Ce lo spiega proprio lui, nel libretto che accompagna il disco: /Rock-am-bo-lo/ sostantivo. Degno di rockambole, personaggio dei romanzi d’appendice! Per sottolineare con intonazione più o meno ammirativa un’audacia incredibilmente spericolata, avventurosa e dannatamente Rock. Ed è l’anima dannatamente rock l’altro leitmotiv del disco: “Per quest’album ho voluto fare un lavoro differente rispetto ai miei precedenti lavori”, ci racconta. “Sono entrato in studio di registrazione e ho seguito l’ispirazione”. E quello che emerge infatti è proprio un rock spettinato e in grado di spettinare, a cui fa da contrappeso un gusto in grado di andare oltre il rock inglese o a stelle e strisce. A partire proprio dalla prima traccia: Ireland. Essenziale, nella pur complessa ricerca dell’atmosfera, estremamente evocativa e sapientemente studiata da Massimo Bonano, e all’interno della quale si libera la chitarra di Cicci. E, chiudendo gli occhi, l’impressione è di venire trasportati sulla sommità delle splendide scogliere dell’Irlanda, con il fragore delle onde che lì vanno a infrangersi. Una suggestione breve. A interrompere il “sogno irlandese”, la classica musica delle giostre, in grado di suscitare emozioni tanto differenti nelle persone che la ascoltano: sinonimo di gioia e di festa, per i bambini, angoscioso disincanto, per gli adulti. E’ il tempo che scorre incessante, la lancetta che non si ferma mai. Il tempo dei giochi è finito, il ritmo si fa più concitato, ma l’atmosfera rimane la stessa. I sapori d’Irlanda rimangono, ma a questi va aggiunta l’impronta rock (o, dannatamente rock, secondo la definizione iniziale). Ed è qui che Cicci inizia a calare i primi assi nella manica: alla batteria infatti c’è Matteo Monti, batterista di Cesare Cremonini, quindi troviamo Max Gelsi, eccellente bassista che per anni ha accompagnato Elisa. Infine, Fabrizio Foschini, tastierista degli Stadio e già a fianco di Cicci nel Gallo Team, protagonista di un bel “botta e risposta” tra hammond e chitarra sul finale del brano.
Terzo pezzo dell’album, Siamo qui per scommessa, l’unico cantato dell’intero album. “Inizialmente avevo intenzione di incidere un disco unicamente strumentale. Poi, però, in molti hanno insistito perché inserissi almeno una canzone cantata. Quindi, ho pensato “Perché no?”, ed ecco Siamo qui per scommessa”. Una bella ballata rock, il cui testo porta la firma del veneziano Fabio Poli.
A seguire, due brani che Cicci aveva già fatto ascoltare al suo pubblico. Il primo è Boomerang, nuovo strumentale con Simone Gallo alla batteria e, ancora una volta, Max Gelsi, una delle colonne dell’album, al basso. Quindi, un pezzo che i lettori di Spettakolo! conoscono bene, dato che proprio noi abbiamo avuto il piacere di presentarvelo nel nostro canale in anteprima, alcuni mesi fa. Si tratta di Riflessi all’alba, canzone delicata ed evocativa, che vede il ritorno di Fabrizio Foschini e la calata di un nuovo “asso”: Claudio Golinelli, il Gallo, storico bassista di Vasco Rossi, qui nell’inedita versione di contrabbassista.
Conclude il disco, Cypsy (Dedicated to J.B.), dove J.B. sta per Jeff Beck, uno dei chitarristi che maggiormente hanno ispirato Cicci. Chiosa di un album potente, completo, in cui Cicci dimostra il suo estro da chitarrista a 360°. Ulteriore passo avanti per il musicista romagnolo, che sembra aver individuato con maggior precisione la strada da seguire. E se, nei due album precedenti, la parte più debole consisteva proprio nei testi, Cicci dimostra qui una maggior maturità, dedicandosi (quasi) unicamente alle composizioni strumentali, concentrando la sua attenzione sul suo essere musicista ed evidenziando le sue qualità più manifeste.

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