Lo ammetto, ero spaventato! Chi mi conosce a Budapest?? Nessuno! Mi aveva scritto qualche mio fan italiano che mi diceva che sarebbe venuto, ma in quanti???
Sono arrivato per lo Sziget Festival con questo primo pensiero per la testa, un’artista italiano in un grande grandissimo festival internazionale, il più grande in Europa. Bisognava fare bella figura! La mia esibizione era prevista su un palco chiamato LightStage, un piccolo palco tutto in legno. Non ho mai compreso quel Light, light per la luce (c’erano lampadine ovunque) o light perché leggero? Tutte e due? Ci hanno messo 3 mesi di riunioni per inventarsi quel nome?? Mah, a me non interessava né che fosse leggero, né che fosse luminoso il palco, tanto io avrei suonato di giorno e quella scatola di palco volevo farla esplodere di musica! Ma ripeto, ero spaventato! Come ci si comporta quando si suona in una situazione così? Niente, pensando solo alla musica. Ecco io dicevo, non importa quanta gente si fermerà ad ascoltarmi, ma io con la mia band daremo il massimo!
La mia esibizione era prevista nel primissimo pomeriggio, cosa normale in qualsiasi festival nel mondo in cui la musica gira costantemente 24 ore su 24. Raggiungo l’area del palco e penso: oh ma questi fanno picnic! e cosa fanno quelli? prendono il sole!? L’atmosfera rilassata e hippie non fa per me, e ho pensato: cazzo, ma questi non si alzeranno mai a vedere il mio live! Attraverso l’area e mi dirigo nel backstage. Con noi su quel palco erano previsti una band svedese prima di me, e una inglese dopo di me. Beh, per lo meno posso allenarmi con il mio inglese scarso! Dopo un breve spuntino, arriva nel backstage la band inglese, capelli e look anni 60. Dopo qualche minuto mi si avvicina uno di loro e mi chiede: where is the toilette? Cosa?!? E gli rispondo: i don’t know where is your fucking toilette!! Cercatelo il bagno, mica sono il tuo addetto al backstage! Insomma, al tipo gli rispondo male, ma lui è un hippie, gli hippie sono sempre peace & love e il capellone sorvola.
Il cambio palco è rapidissimo. Non abbiamo tempo per il soundcheck, ma si collegano gli strumenti e via! Un po’ come facevo 15 anni fa, oh ma qui invece di andare avanti torno indietro! Si riparte da zero, da sottozero quando un italiano suona all’estero. Per me comunque un cambio palco veloce non è un problema, siamo sgamati e velocissimi (il nostro tecnico audio ci aveva preparato tutto per bene prima di partire) e dei 15 minuti previsti in 10 minuti siamo pronti: abbiamo un ora esatta di esibizione!! Senza troppi fronzoli salgo sul palco e me ne frego che si sia gente seduta. Parte il primo pezzo “Cosa ne pensi Sergio” e urlo: forza in piedi! forza! stand up! stand up!! Ammetto di aver pensato: alzatevi hippie di merda! ma chissà perché in quel momento il mio angioletto ha avuto la meglio sul diavoletto!
E tutti si alzano. Si, tutti! Ero io il pirla! Non c’era niente di cui spevantarsi, perché quei ragazzi erano lì solo per me, in pochi secondi da qualche decina sono diventati centinaia, li vedevo arrivare di corsa da altre parti del festival, mentre io continuavo a cantare il primo pezzo. Ma allora ci siete!! Noi si continua con “C’è crisi” e cerco di coinvolgere anche il pubblico straniero, quello che non sapeva nulla di me. Con il mio inglese forbito “In Italy there’s crisis, i don’t know if there’s crisis in Budapest but in Italy there is a lot of crisis!”. Discorso dell’anno! Però ha fatto presa, perché lì vedevo dal palco quei ragazzi che non mi conoscevano, lì vedevo sorridere e godere. E’ stato un momento magnifico. Io e la mia band spingiamo di brutto, in una scaletta di un ora c’è spazio solo per una canzone lenta d’amore (“I miei occhi vedono”), tutto il resto è rock, adrenalinico, schizzato, potente! Persino il medley della mia “Gel” con “Bollicine”, uè in Italia mica è solo pizza e mandolino, abbiamo anche del rock vero!! Urlo al mio fonico: alza al massimo! (dal palco vedevo un tipo vicino a lui che gli faceva cenno di abbassare, ma come!! alza al massimo quel volume!).
Un’ora passa in fretta, su “Me la godo” un folto gruppo di ragazzi con la bandiera italiana (olè!) canta insieme a me, è una canzone così semplice che la puoi cantare anche se non la conosci! Ma il tripudio c’è stato sul finale con “Nel giro giusto”, in quel momento tutti erano coinvolti al massimo, io compreso. La sorpresa di vedere tutti quei ragazzi seguire il mio spettacolo e cantare insieme a me aveva reso la conquista di Budapest ancora più sorprendente.
Ma non era finita! Chiudiamo il live, salutiamo, andiamo nel backstage e sento le urla da stadio, erano ancora fuori ad aspettarmi! Splendidi! Grazie! Esco per foto e autografi.
Poverina la band inglese che avrebbe suonato dopo di me!! Dopo Bugo, tutti a casa!!
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