Venezia 73. Piume, musica, capolavori, vita

La Piuma della discordia, Nick Cave, Tutti a casa e Maupassant

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Piuma

Lui e lei 18 anni aspettano un bambino (bambina: si chiamerà Piuma…) e questo butta all’aria le vacanze con gli amici: lui combina solo disastri, lei soffre ma poi li avalla per amore, il padre di lei è più immaturo di lui, i genitori di lui si arrabbiano ma aumentano la confusione, le sfighe progressive in 9 mesi di gravidanza dovrebbero far ridere. C’è un pubblico che ride e uno che grida “vergogna!”. Ma restano impresse due cose: la trovata di riprendere il traffico romano dall’alto e sovrapporre i due protagonisti che nuotano (poetica ma usata due volte) e il fatto che il protagonista ha un fortissimo accento romanesco e suo padre un fortissimo accento toscano. Sembra la riposta nostrana a Kung Fu Panda, là dove il panda guerriero dragone ha per padre un papero. Il film di Roan Johnson, di cui ci aveva lievemente colpito Fino a qui tutto bene è tv, dialettale, anche carina, ma forse non da Concorso.

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One More Time with Feeling

One More Time with Feeling, il docu di Andrew Dominik su Nick Cave che prepara l’ultimo album Skeleton Tree dopo la morte del figlio, è ineccepibile: stupenda fotografia in bianco e nero, uso del 3D non inutile, molto testo non inerente la musica, che tuttavia entra ed esce bene dalle canzoni. Le canzoni spesso sono frammentate: non alla maniera standard (“buona, no rifacciamola, cambiamola qui”) ma con uso del “pensiero fuori campo” di Cave che confessa a se stesso certi passaggi inattesi. Emoziona: vuoi per l’uso della voce, vuoi per gli arrangiamenti che prendono sempre in contropiede eppure sono tipici dei Bad Seeds. Bello anche per chi non ama particolarmente Cave o non ne segue l’evoluzione.

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Tutti a casa

Tutti a casa, sui giorni tra l’8 e il 28 settembre 1943 (l’esercito italiano dopo l’Armistizio di Badoglio si sbanda senza ordini perché non ha più per nemici gli Alleati, ma non ha più per amico l’alleato tedesco), segue on the road nell’Italia in pieno caos alcuni uomini del plotone del tenente Innocenzi, impersonato da un pensoso ma stupefatto Alberto Sordi. I nostri, dopo aver gettato le divise, devono evitare di essere spediti in Germania e tentano di portare a casa la pelle attraverso ferrovie distrutte, ponti caduti, tedeschi infuriati, borsari neri, popolazioni affamate e i primi partigiani che fanno capolino. Comencini, al suo 15mo film usa Marcello Fondato alla settima sceneggiatura, e i rodati Age & Scarpelli. Capolavoro. Per chi per qualche istante si è illuso è un film del 1960…

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Une vie

Une Vie di Stephane Brizé è un’operazione di raffreddamento del feuilleton di Guy De Maupassant (Una vita) su Jeanne le Pertuis du Vauds, giovane nobile che seguiamo dai primi dell’800 mentre compie tutti i passi sbagliati della sua vita: accettare di sposare un un pessimo marito scelto dai genitori, vedere che mette incinta la serva, perdonarlo, assistere mentre la tradisce con un’amica, vederlo eliminare dopo che il tradimento è stato scoperto e infine difendere il figlio di quel disamore che rivelerà di avere il peggio della madre e del padre e e distruggerà il patrimonio di famiglia. L’ottusità animale con cui la nobile fanciulla insiste nel suo non-vedere il mondo che la sta tritando è congelata da una regia attenta a non personalizzare mai questa vita, come se avvenisse su uno sfondo “necessario”: dovrà consumarsi in una accettazione non giudicante. O nella follia. Per certi versi sembra il modello che ha ispirato i comportamenti dei protagonisti di Piuma (l’ottusità irritante, non Maupassant…)

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