Saturnino ricorda Pavarotti a 10 anni dalla scomparsa

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Luciano Pavarotti

Esattamente 10 anni fa, il 6 settembre 2007, ci lasciava Luciano Pavarotti. Questa sera su Rai1 andrà in onda una trasmissione intitolata Un’emozione senza fine, condotta da Carlo Conti e con molti ospiti d’eccezione, da Placido Domingo a José Carreras, da Andrea Bocelli a Nicola Piovani. E ancora: Zucchero, Eros Ramazzotti, Andrea Griminelli, Il Volo, 2Cellos, Giorgia, Fiorella Mannoia, Nek e altri.
Noi per ricordare uno dei più grandi tenori di tutti i tempi, abbiamo scelto di pubblicare il capitolo che Saturnino ha voluto dedicargli nella sua autobiografia Testa di basso, edita da Salani. Per il “sensational bassist” Luciano Pavarotti è «la più grande rockstar di tutti i tempi». Come dargli torto? Ed era anche una bella persona… Buona lettura.

di Saturnino  

Spesso mi chiedono qual è, secondo me, la più grande rockstar di tutti i tempi. Io non ho dubbi: «Luciano Pavarotti», rispondo convinto.

Luciano PavarottiIl Maestro lo conobbi al Pavarotti International. Era il 1995, ero lì con Lorenzo per suonare Penso positivo. Inoltre proposero a due voci Serenata rap e Mattinata, una celebre romanza del Leoncavallo.
Quando morì, andai al funerale assieme a Lorenzo, Francesca e Mario Losio, ma c’era tanta di quella gente che non riuscii nemmeno ad avvicinarmi a Nicoletta Mantovani, sua moglie.
L’avrei rivista qualche tempo dopo al Festival Gaber a Viareggio. Eravamo in albergo, c’era anche Lorenzo: prendemmo un tè e pranzammo insieme. Più tardi, rimasti soli, le confidai che consideravo Pavarotti la più grande rockstar italiana di sempre. Lo era soprattutto nell’atteggiamento: standogli accanto avevi la percezione di un uomo che aveva il mondo intero sottomano. Rimasi parecchio sorpreso dalla risposta di Nicoletta: «Sai che è la stessa cosa che mi ha detto Bono?».
Quando pubblicai l’album Testa di basso fui invitato negli Stati Uniti per partecipare a una serata organizzata dalla Verve, l’etichetta che aveva prodotto il disco: quella sera avrebbe suonato anche Wayne Shorter. A New York rimasi quattro giorni, con me c’era Mario Losio.
Appena sbarcati negli States, Mario disse: «Perché non proviamo a sentire se Pavarotti è in città?».
E io: «Sì, ma come si fa?».
Semplice: il suo numero era sulla guida telefonica.
Siccome non volevamo disturbarlo troppo, gli inviammo un fax.
Pochi minuti dopo squillò il telefono. Era lui: «Ci vediamo domani alla mezza a pranzo».
Così il giorno dopo andammo a pranzo da Pavarotti. Oltre a Mario, c’era anche il fotografo Giovanni Ghidini, che abita a New York.
Cucinò tutto il Maestro, con tanto di strofinaccio sulla spalla. Aveva preparato un pranzo straordinario, utilizzando prodotti provenienti da mezzo mondo: ci teneva a informarci sulla provenienza di ognuno di essi. A un certo punto, scherzando, Mario domandò: «E queste uova, Maestro?».
E lui: «Ma dal culo delle galline!».
Abitava in un posto pazzesco, affacciato su Central Park South. Alle pareti erano appese molte foto d’autore e opere d’arte. Fu davvero una giornata splendida.
Lo avrei incontrato anche in un’altra occasione, a Torino. Ero andato a vedere la Turandot e, dopo l’opera, assieme a Mario fui invitato a una festa organizzata per il compleanno di Nicoletta in due suite di un grande albergo. Siccome tra i presenti ero l’unico pelato, a un certo punto Pavarotti mi disse: «Voglio vedere come stai con una parrucca in testa».
Iniziò a frugare nel baule del trucco che utilizzava per le sue opere, tirò fuori alcune parrucche pazzesche, ne scelse una e me l’appiccicò in testa. L’aveva incollata così bene che non riuscivo più a toglierla. Infatti me ne andai dalla festa con la parrucca e prima di riuscire a staccarla passò un giorno e mezzo: quella parrucca ce l’ho ancora a casa e ogni tanto, quando ho voglia di fare un po’ lo scemo, la indosso.
Un giorno Nicoletta mi ha confidato che quando è un po’ triste riguarda vecchi video che aveva fatto assieme a Big Luciano. Quando è particolarmente giù di morale, guarda proprio il video contente la ripresa di quell’episodio. All’epoca Pavarotti doveva ancora essere operato per il tumore al pancreas, ma aveva dei seri problemi alle anche che lo obbligavano a passare molto tempo seduto. Quindi in questa ripresa lo si vede seduto al mio fianco mentre mi mette la parrucca. Lo faceva con una perizia incredibile, quasi come se mi stesse preparando per un’opera.

(Dal libro Testa di basso, Salani Editore, di Saturnino con Massimo Poggini)pava satu

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