Sleep no more. Jack Savoretti canta la semplicità dell’amore

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Sleep no more
di Jack Savoretti
BMG
Voto: 7

Potrebbe definirsi un concept album sull’amore, il nuovo lavoro di Jack Savoretti, Sleep no more, in uscita oggi.
33 anni e giunto già al suo sesto disco, il cantautore italo-inglese ha deciso di incidere l’amore per sua moglie; un amore “lungo 12 tracce”, attraverso cui Savoretti ripercorre tutte le fasi di una storia: dalla voglia iniziale di provarci insieme, propria di When we were lovers, singolo che ha anticipato il disco, passando per la placida rassicurazione di I’m yours e spingendosi fino alla paura di perdersi, sulle note di Deep waters.
Tanti sono gli artisti a cui negli ultimi anni Savoretti è stato accostato: per la sua delicatezza, la sua intensità, la sua facilità nel “toccare” la chitarra. Tutte caratteristiche che, album dopo album, aumentano la caratura del musicista; e Savoretti continua a maturare, a sorprendere e a emozionare, complici le mille venature sempre in grado di regalare la sua voce.
Il disco non si discosta dalla precedente produzione del musicista, che tuttavia sale di un ulteriore gradino. L’album è delicato, eterogeneo; quasi didatticamente, indica il “saliscendi” proprio di ogni storia d’amore. A partire dalla prima traccia: dai toni più spinti, dall’eccitazione propria di ogni inizio, sulle note di When we were lovers: voglia di amare, di scoprirsi, voglia di “mangiare” il tempo, scandito dal suono quasi ossessivo della batteria.
Volendo etichettare questo lavoro, potremmo agevolmente parlare di “britpop”, tra ballad che trovano una propria dimensione iniziale poggiandosi su arpeggi di chitarre (Deep waters, We are bound, Tight rope, Troubled souls, Sleep no more, Lullaby loving), per poi aprirsi, e brani più “spinti”, in cui il suono degli “strumenti canonici” viene coniugato con l’elettronica.
Un disco che, nella sua eterogeneità, riesce a tenere ben fisso il suo punto di partenza e il suo punto di arrivo, come in un percorso circolare. Dalle sonorità pop-rock eleganti, dalla voce di Savoretti dolce e graffiante, sempre in equilibrio. E da un tema centrale, lo dicevamo, esplorato in ogni sua forma, e che ritorna ostinatamente in ciascun testo, in ogni parola.

 

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