A Zanzibar c’è un piccolo tesoro che nessuno sfrutta: Freddie Mercury (del quale oggi ricorre l’anniversario della morte, avvenuta il 24 novembre 1991) è nato qui il 5 settembre 1946 e ci ha vissuto fino all’età di 8 anni, quando fu rimandato in India a studiare. Il suo vero nome era Farrokh Bulsara e suo padre, Bomi, era un diplomatico indiano, mentre mamma Jer aveva origini persiane. Vero che i suoi rapporti con Zanzibar non sono stati molto intensi (ci sarebbe tornato intorno ai 16 anni per un breve periodo), ma nessuno si è mai sognato di sfruttare a livello turistico le sue origini. Da qualsiasi altra parte gli avrebbero fatto monumenti, aperto musei e creato gadget d’ogni tipo. Qui no. Anzi, a parlarne con la gente del posto non dico che si vergognano, però fanno spallucce e qualcuno fa finta di non sapere chi sia. Il problema, anche se non lo ammetteranno mai, è che era omosessuale e morì di Aids. “Colpe” gravi in un paese come questo: in Tanzania i gay sono illegali e a Zanzibar il 95% della popolazione è musulmana osservante.
Per farla breve, nessuno ha mai fatto ricerche approfondite su dove abbia vissuto fino agli 8 anni e dai 16 ai 18 (la sua famiglia lasciò l’isola durante la rivoluzione del 1964 senza farci più ritorno), su chi fossero i suoi amici e su cosa facesse nel tempo libero. L’unica abitazione “certificata” si trova all’incrocio tra Kenyatta Road e Gizenga Street, nel cuore di Stone Town (foto a destra). Oggi è occupata dalla Zanzibar Gallery, un negozio di souvenir. Gli unici “segni distintivi” sono una placca in oro sopra la porta d’ingresso, dove si legge “Mercury House”, e un paio di piccole bacheche con poche fotografie ingiallite. Durante la mia visita a Stone Town, la guida mi ha mostrato un’altra casa, un po’ più lussuosa, dicendo che era una di quelle abitate dalla famiglia Bulsara. E nel quartiere di Kiponda, vicino al porto dei traghetti, c’è un bar-ristorante che si chiama Mercury’s: anche qui poche fotografie apprese alle pareti, un paio di poster, una t-shirt tutta nera in vendita e nient’altro. Gli altoparlanti raramente diffondono canzoni dei Queen. E comunque vi sconsiglio di andarci, perché il cibo è terribile e costa caro.
Insomma, un ipotetico tour sulle orme di Freddie Mercury durerebbe pochi minuti. Ecco perché i beach boys che pure provano a venderti qualsiasi cosa, questo tour non ce l’hanno in catalogo. Mi hanno detto che l’unico che lo vende lo abbina al mercato delle spezie, giusto per dare un po’ di corpo alla gita. Ma nei cataloghi che ho avuto modo di sfogliare non ne ho trovato traccia. I pochi turisti che vanno in pellegrinaggio alla casa dove visse lo fanno in perfetta autonomia.