Snowden. Ovvero, come sanno tutto

La vita della spia che ci ha detto che eravamo spiati. Eroe?

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Snowden
di Oliver Stone
con Joseph Gordon-Levitt, Shailene Woodley, Melissa Leo, Zachary Quinto, Tom Wilkinson
Voto 7 e 1/2

Non so quanti abbiano visto a suo tempo Citizenfour
di Laura Poitras e sappiano cos’è il Magico Mantello del Potere. Era la coperta rossa che Edward Snowden, in quel momento l’uomo più ricercato del mondo, si metteva sulla testa quando doveva digitare una password. Per non farsi vedere, alla vecchia maniera, come un fotografo del passato, o un bambino che gioca a nascondersi, o Harry Potter nei Doni della morte. La prima parte di questo Snowden di Oliver Stone è la ricostruzione dell’evento di Citizenfour,  quando Laura Poitras incontrò Snowden all’hotel Mira di Hong Kong nel 2013 con il giornalista del Guardian Glenn Greenvald. Snowden aveva 29 anni, era contractor della Booz Allen Hamilton come analista di infrastrutture per conto della NSA con credenziali Top Secret, Signal Intelligence, Talent Keyhole e Gamma e stava per rivelare al mondo che le sigle dello spionaggio per cui aveva lavorato non solo controllavano i dati dei possibili nemici degli Usa, ma di TUTTI I CITTADINI. Era il Datagate. Ci avvertiva che programmi speciali erano all’opera per registrare tutto di tutti. Per la sicurezza nazionale, certo. Ma forse anche per altro. Stone, senza la mano pesante che a volte l’ha contraddistinto, racconta l’ennesima storia di patriottismo oscuro, disperato e deviato (Snowden è comunque tutt’ora considerato un traditore che ha messo a rischio le vite dei colleghi e deve vivere in Russia perché se mette il naso fuori verrà arrestato). Ci suona tardivo questo appello che riguarda la nostra privacy globale: non per colpa di Stone, ma perché dopo l’Isis è difficile convincere la gente che uno come Snowden è un eroe e non, come lo chiamavano, un whistler (“fischietto”): uno che spiffera perché non ha i nervi per resistere.

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