Pooh. Il concerto di Torino raccontato da una fan speciale

Emanuela Papini, autrice del best seller Generazione Liga, era ancora una bambina quando, 35 anni fa, andò a vedere il suo primo concerto: erano i Pooh. Ora è tornata a vederli per noi, e ci racconta le emozioni che ha provato

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Pooh-Stadio-Olimpico-Orma-Che-cuore
© Danilo D'Auria

Era il 1981 e il loro, al Motovelodromo di Torino, è stato il primo concerto della mia vita. Rimasi affascinata dalla musica, dallo spettacolo imponente, i suoni, i colori, le luci, dalla magia che si era creata con il pubblico. E me ne innamorai.
Non fu facile recuperare un po’ di dischi e informazioni (altro che internet, signori, parliamo di un paesino di provincia nel 1981…) ma evidentemente ne trovai abbastanza, considerando quante canzoni mi sono ritrovata a cantare.

Sabato sera, dopo 35 anni esatti, sono andata a chiudere il mio cerchio con i Pooh. Ci sono andata con emozione e curiosità, sapevo sarebbero riaffiorati ricordi ed emozioni.
Mi chiedevo anche, dopo tanti anni, come li avrei trovati.
Li ho trovati alla grande. Quasi tre ore ininterrotte di musica. Li ho trovati impeccabili, i grandissimi professionisti di sempre, emozionati ed emozionanti.
Un lunghissimo tributo a cinquant’anni di carriera, accompagnati dall’affetto del loro pubblico con un PalaAlpitour pienissimo e numerose standing ovation.

Ci hanno fatto stare tutte le canzoni più famose (sono tutte, a dire la verità, canzoni famosissime), da Piccola Katy a Pensiero a Tanta voglia lei, Dammi solo un minuto, Chi fermerà la musica?, Notte a sorpresa, Io sono vivo, Non siamo in pericolo (sì ho ballato) ma anche quelle più ricercate come Parsifal e L’ultima notte di caccia (non osavo sperare di sentirla) e una canzone come Pierre: tanto per rendersi conto di quanto erano avanti questi signori nel 1976, non solo nel trattare l’argomento dell’omosessualità ma anche nel raccontarsi “io ti rispetto resta quel che sei, tu che puoi”.

Non avevo gli strumenti per capirli al meglio, ero troppo giovane, ma oggi ho la consapevolezza che c’era e c’è un grande spessore, una grande qualità non solo musicale, anche umana.
Red, Roby, Stefano e Dody hanno salutato uno alla volta il loro pubblico, ciascuno con la propria emozione. Riccardo Fogli forse anche con un po’ di rimpianto.
E Valerio Negrini, fondatore, paroliere e anima dei Pooh, è stato ricordato con un giusto e commovente tributo.
Grazie ragazzi. È stato bello rivedervi. È stato come rivedere il primo amore, il primo che ti ha fatto battere il cuore, che ricordi col sorriso.
E mi prendo uno spazio tutto personale per dichiarare a Red Canzian che era il mio preferito e che avevo una cotta per lui. E gli dico che, dopo sabato sera, riconfermo la scelta.
Andate a sentire, se ne avete la possibilità, questo lunghissimo e bellissimo pezzo di storia della musica italiana.
È un congedo un po’ malinconico, ma è il minimo. Dopo cinquant’anni consacrati alla musica e al proprio pubblico non so immaginare cosa si possa provare a dover dire basta. E non so immaginare come faranno i Fan a farne a meno.
Il concerto si chiude sulle note di Fammi cantare ancora una canzone e Red canta “Io con voi ho vissuto una favola che nessuno mai saprà raccontare”.

Emanuela Papini è nata il 28 dicembre, come il cinema e la gomma da masticare. Laureata in Lingue e Letterature straniere, vive in provincia di Torino e lavora al Teatro Regio, dove si occupa di allestimenti scenici. Nel 2014 ha pubblicato Generazione Liga, edito da Einaudi: sedici racconti di vita vissuta in cui la musica, nello specifico quella di Luciano Ligabue, svolge un ruolo importante. Tifa Toro e frequenta i bar. Il suo preferito è da sempre il barMario.

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