Il pagellone telefilmico 2016

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Siamo quasi arrivati alla fine del 2016, si combatte per organizzare capodanno last minute, ci si prepara alla fine di un’annata che molti vorranno dimenticare (non mancherebbero certo i motivi) e tutti quanti ci avviamo a tirare le somme.

Io però qui parlo di serie TV, quindi le mie somme riguardano tutto ciò con cui abbiamo nerdato durante l’anno quindi, “in diretta” dalla camera del disagio dal mio ufficio, ecco il pagellone telefilmico dell’anno.

PS: Potrebbero mancare alcune serie “importanti”, ma le mie giornate hanno pur sempre solo 24 ore!

Game Of Thrones: 7,5 Una stagione transitoria e piena di aspettative disattese (in negativo per certi versi ed in positivo): mentre molti aspettavano il Cleganebowl, altri avevano fiutato una possibile Lady Stoneheart all’orizzonte, ma alla fine l’unica “teoria” rivelatasi era il segreto di pulcinella riguardante le origini dell’uomo più ignorante dei 7 regni. I ritmi comunque bassi non l’hanno resa la stagione più memorabile di sempre viaggiando ad una media da 6 solo per risollevarsi nelle due puntate finali che hanno innescato una serie di morti che ci riporta ai fasti di un tempo e ci preparano all’escalation che saranno le prossime due stagioni (e poi la battaglia dei bastardi … cioè). I CHOOSE VIOLENCE!

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Dirk Gently Holistic Detective Agency: 8,5 Piccola perla spuntata su Netflix all’improvviso e rivelatasi una degna avversaria qualitativa per l’altro grande underdog (che vedremo più avanti). Tratti dai libri di Douglas Adams, questi 8 episodi pieni di follia e personaggi scritti divinamente divorano le ore degli spettatori in grado di apprezzare una storia coinvolgente e intrippante dove nulla è lasciato al caso. La trama è ben congeniata ma, come già detto, la caratterizzazione è l’atmosfera, che sembra quello che potrebbe uscir fuori da un rapporto (speriamo platonico) tra Wes Anderson e i fratelli Cohen portano a casa la torta. TRIP.

The Musketeers: 7 Niente di irresistibile, per carità, però il legame sentimentale tra Athos, Porthos, Aramis e D’Artagnan creatosi in 3 stagioni è ormai abbastanza forte per farmi chiudere gli occhi su dei villains non irresistibili e forse scritti di fretta: Grimaud risulta affascinante per un paio di puntate ma poi è meh, Feron ricorda quasi l’inarrivabile Richelieu della prima stagione ma ne rimane solo tanto potenziale inespresso.
Ma poco importa, perché questa stagione conclusiva vedrà i nostri eroi crescere con una rapidità vertiginosa affrontando difficoltà che lasceranno il segno ancor di più del solito con un finale degno della piccola perla che si è rivelata essere questa serie.  TUTTI PER UNO

Luke Cage: 6,5 I ritmi non sono certo esaltanti, il Villain principale non regge neanche minimamente il confronto con i suoi colleghi del ciclo dei Defenders (oltre a sembrare parecchio buttato là) ma la serie ha il coraggio di andare fuori dagli schemi. L’inversione del ciclo narrativo e del topos del Viaggio dell’eroe crea una situazione abbastanza inedita per l’universo supereroistico. La Marvel inoltre butta lì una semi romantica denuncia proprio nel momento in cui le tensioni razziali sono più che mai all’ordine del giorno. VIECCE.

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Daredevil: 7,5 Il vero cavallo di battaglia del binomio Netflix-Marvel non delude e migliora anzi la qualità rispetto ad una stagione precedente senza dubbio godibile ma troppo ancorata al conflitto morale. L’aggiunta di personaggi come Elektra e The Punisher costringe lo spettatore a prendere una posizione, mentre le trame si dispiegano e rendono il tutto molto più coinvolgente. CAN’T SEE THE HATERS

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Marco Polo: 5,5 Voto bugiardo per una serie che ho adorato, ma che ora giace nell’abisso dove vanno le serie tv quando vengono cancellate. La seconda stagione riesce a rimescolare le carte in tavola senza però riuscire a dare quel senso di epicità (forse aiutato anche dalla novità) della prima, la scelta del nemico interno offre un approccio più maturo ed intimista ma era quello che serviva veramente? Per il resto, realizzazione tecnica da applausi, veridicità storica nulla (ma sinceramente CHE CE FREGA?) e poi c’è Favino.

Purtroppo abbiamo visto il Veneziano e Kublai Khan avere la meglio sulla resistenza cinese e su altri avversari, ma non ce l’hanno fatta contro il consiglio di amministrazione di Netflix che ha deciso di interrompere la serie a fronte del Budget colossale e del seguito ridotto. SI MA MO’ CHE SUCCEDE?

Orange Is The New Black: 7 Anche le nostre detenute preferite decidono di cambiare aria regalandoci una terza stagione maestosamente corale: Piper cessa di essere la protagonista per diventare un personaggio come un altro, un semplice ingranaggio di una storia più claustrofobica e controversa ma senza mai snaturare la serie. Una morte eccellente e altre chicche rendono questa stagione memorabile. Ho pianto. ACAB.

Stranger Things: “11” un barattolo intero di trame scontate e piene di cliché, un pizzico de i “Goonies” in salsa fantascientifica (con un tocco di horror), qualche rimando al mondo nerd e una colonna sonora che rimanda ai gloriosi anni ’70. Questa è la ricetta per la serie dell’anno che ha conquistato TUTTI e sarà la rampa di lancio per un cast giovanissimo. A fronte di un budget infinitesimale rispetto a molte altre serie, Stranger Things si è ritagliata uno spazio speciale diventando immediatamente parte integrante della Pop Culture. Giocando sugli stereotipi crea un clima avvincente ma allo stesso tempo “sicuro/familiare”, unendo il senso nostalgico del presente con un take anni ’90 e l’atmosfera dei ’70.
E poi oh, c’è Winona Ryder! COSÌ D’AMBLÈ.

Narcos: 8 Il Romanzo Criminale d’oltreoceano osa sin dall’inizio: tutti sappiamo che Pablo muore, la vera domanda riguardava il Quando. Netflix fuga ogni dubbio spoilerando sin dall’inizio con un BECAUSE I CAN colossale! La storia è avvincente come sempre e umanizza Pablo senza mai trasformarsi in un’apologia come sempre è rischioso con queste storie. Attori di un’umanità rara, atmosfera BELLA e un feedback del pubblico più che soddisfacente: vedremo come proseguirà la storia dei Cartelli dopo la morte del Patron! HUEVOS DE HIERRO.

Club De Cuervos: 7 Passa in sordina e l’avranno vista 4 persone di numero ma, signori e signore, finalmente una serie sportiva degna di sedersi al tavolo degli adulti! Per chi non ha ancora seguito la prima stagione, vi do il setting: Liga Mexicana, squadra di calcio sotto nuova gestione, personaggi interessanti e per una volta NIENTE CLICHÈ! È una commedia che va oltre la pura e semplice commedia e spinge anche su temi sensibili inquadrandoli nell’ottica inedita e non filtrata da lenti americane. Nella seconda, il tema calcistico tocca anche la corruzione sportiva e le squadre che “non devono” vincere, la sofferenza nelle minor, l’atteggiamento mafioso degli agenti. Non è una favola e le cose non vanno sempre come dovrebbero! Poi, vabbè, El Potro è il personaggio migliore mai scritto e stop. PAREGGIO IN UNA VITA DI SCONFITTE.

Gilmore Girls: 4 x 2 Eh ragazzi, una reunion ogni tanto va fatta visto che comunque fa sempre parecchio scena! Non è stucchevole, regala 360 minuti che non tradiscono neanche per sbaglio l’originale. Un piccolo regalo per le (e gli) amanti della serie. Netflix And Gil

The Get Down: 7 Favola musicale dalle tinte a volte crude, ma sempre avvolta dalle luci della vita notturna e dal sole cocente che batte su un Bronx allo stremo. I protagonisti sono testimoni e partecipanti allo stesso tempo della nascita dell’hip hop, mentre impazza la Dance in ogni Disco. Un comparto musicale e fotografico da applausi (ma da Luhrmann ce lo si aspetta) e una storia che certamente non è nuova, ma prende e affascina, rendono questo gioiello un must, anche solo per dire con raziocinio che non piace. YOU GOT WINGS

The Exorcist: 5 Pesante è la testa di chi porta la corona (o un demone), Fox rilascia questo ragazzaccio creando un certo Hype vista la pesante eredità del lungometraggio originale, e all’inizio sembra riuscirci pure. La sensazione che si ha però è quella che si avrebbe al vedere Usain Bolt correre una maratona: la qualità e la potenza c’è, è la muscolatura a non essere adatta al contesto. Dopo un pilot interessantissimo le debolezze di un genere che dà il meglio di sé sul breve periodo, inizia a vedersi una trama prevedibilissima e senza colpi di scena degni di questo nome (tranne IL colpo di scena della sesta che, sarò sincero, mi ha sorpreso). È difficile mantenere quel senso di immedesimazione tipico del genere con una trama così verticale, il classico caso in cui “è intelligente ma non si applica”. Nasci Linda Blair muori Geena Davis.

I Medici: 6,5 Ne avevo già parlato in un articolo, quindi lo riassumerò al volo definendolo un audace mezzo passo in avanti. Bella l’idea, giudizio sospeso sulla fotografia, la recitazione viaggia tra alti e bassi, ma la visione si rivela gradevole. Poi, la scena delle nozze tra Richard Madden e la figlia di David Bradley (remake delle nozze rosse da 110, lode, bacio accademico, vin d’honneur e pacca sulla spalla) è descrivibile con due sole parole: COATTA ‘NA CIFRA. Una sufficienza più che piena di fiducia solo se questo si rivelerà il primo passo per la modernizzazione e autodeterminazione della Rai senza dover ricorrere alle “imitazioni”. TU VUO’ FA’ L’AMERICANO.

The OA: 7 Hai presente quando stai tranquillo in un localino all’aperto e arriva il venditore ambulante che inizia a fare battute e discorsi e alla fine ti sta simpatico e un paio d’euro per due braccialetti glieli lasci pure? Quando finisce lascia la stessa sensazione di “cosa cazzo ho appena visto?” e si porta a casa la corona di serie più originale del 2016 senza se e senza ma. Il mezzo narrativo è infimo, la storia è semplicemente il racconto dei 7 anni in cui la protagonista è sparita, eppure non riuscirete a staccarvi dallo schermo per tutte le 8 puntate. Molte cose sono lasciate al caso (non lo sapremo fino ad un eventuale seconda stagione), tutto si basa su un racconto di seconda mano e su delle istruzioni non necessariamente lapalissiane e sensate. Il finale (o meglio, la seconda metà dell’ultimo episodio) poi lascia aperta la porta (piccolo riferimento) ad ogni possibile ipotesi dividendo il pubblico. Che lo amiate o lo odiate dovete prima vederlo e farvi una vostra idea perché è una serie forse fine a se stessa, forse parte di un grande insieme, forse boh.
Esperimento ancora una volta COATTO ‘NA CIFRA. THE AOOO!

GOMORRA: 7 La seconda serie tarda a decollare con diversi episodi di transizione e approfondimento, alcuni più interessanti altri meno, ma quando spiega il volo c’è da tenersi forti. Le storie si intrecciano ancora di più e, nonostante la morte di un personaggio con molto potenziale quasi inespresso (o forse più di uno), la strada tortuosa che ci porta alla Fine du juorn’ si fa quanto mai interessante. Ciro, Genny e compagnia delinquente si muovono in uno scenario intricato di alleanze e tradimenti senza esclusione di colpi in un’escalation di violenza che fa tremare la Campania intera. AMM’A VERÈ TUTT’E PUNTATE!

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