Silence. Il silenzio di Dio in giapponese

Un'altra indagine di Martin Scorsese nel territorio di Dio. Dal libro di Shusaku Endu

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Silence 
di Martin Scorsese
con Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson, Tadanobu Asano, Ciarán Hinds, Issei Ogata
Voto 7/8

Come parla Dio agli uomini? Di cosa parlano gli uomini quando parlano di Verità?Silence è un film su questi linguaggi, e in sostanza la storia di due giovani missionari gesuiti portoghesi, padre Rodrigues (Garfield) e padre Garrupe (Driver), che osano entrare nel Giappone del 1600, dove da tempo si perseguitano e si uccidono i cristiani (quindi vanno verso martirio quasi certo), per scoprire se è vero che il loro mentore, padre Ferreira (Liam Neeson), ha abiurato la fede cristiana per farsi “giapponese”. È una salita a spirale, molto lenta, in una terra fantasma che sembra fatta di nebbia, acqua, gelo e credenti nascosti, nel silenzio e nella solitudine alternata alle torture dei perseguitati. Di ritmi e quasi di estetica da stampa giapponese quasi fino alla negazione del cinema d’azione. Il Giappone come catacomba dei primi cristiani. In questa spirale la dialettica è con il Grande Inquisitore Inoue, raffinato quanto crudele quanto ironico, che tortura i fedeli per dimostrare ai missionari che il loro Dio non parla perché il Giappone ha già una sua religione, perché la religione non è separabili dalla colonizzazione e dal mercato e perché il Giappone è una palude dove nessuna radice può attecchire. Ed è quello che appare allo spettatore fino a che il silenzio di Dio non si rivela la vera lingua della fede. Scorsese usa un libro dello scrittore giapponese e cristiano Shusaku Endu, che si rifà a cronache di missionari e mercanti, ma è evidente, anche a chi non crede, che Scorsese si interroga sui modi in cui Dio va ascoltato (o non sentito) che erano già tutti in L’ultima tentazione di Cristo.

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