The Founder. Il fordismo tra due fette di pane

Vita dell'uomo che prese un ristorante e nutrì il mondo con un'idea

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The Founder
di John Lee Hancock
con Michael Keaton, Nick Offerman, John Carroll Lynch, Laura Dern, Linda Cardellini
Voto 7 e 1/2

Alle origini di McDonald c’erano i fratelli Dick e Mac. Avevano un solo locale geniale e un’idea della cottura dell’hamburger, della qualità del pane e dell’esatta misura di salse e cetrioli che sconfinava nell’ossessivo puritano. Il commesso viaggiatore Ray Crock (Keaton) si rese conto che avevano inventato la catena di montaggio del panino. Come Ford quella delle auto. Ma non avevano né ambizione né ingordigia di espandersi. Perché espandersi con una franchise significava tenere alla frusta tutti i rivenditori furbetti che reinterpretavano il panino a seconda della zona. Pesante. Se ne sarebbe occupato Crock. Iniziò l’espansione, mise alla frusta gli affiliati e poi ebbe l’idea geniale: non prendere affiliati ma comprare terreni e su quei terreni sistemare affiliati in affitto. Cioè al guinzaglio. Controllo totale. Poi bastò esautorare Dick e Mac con l’aiuto di un avvocato. Non li depredò, ma a loro non restò neppure il nome. Ecco nato il mito di McDonald, ovvero il capitalismo tra due fette di pane. Sarà una storia vera? Certo che è strana: la prima parte suona come l’elogio della ristorazione in catena di montaggio e fa venire quasi fame, e la seconda è un biglietto di prima fila per la mancanza di scrupoli elevata a insegnamento. E fa venire nausea. Michael Keaton è sconcertante e piacevole nella sua scalata all’eliminazione dei tempi morti (proprietari, diritti, moglie venuta a noia). Il tutto alla fine della cottura si ricongiunge alla politica. Il regista ha collaborato con Eastwood per Un mondo perfetto e ha diretto Alamo- Gli ultimi eroi e Saving Mr Banks, ovvero su come Walt Disney riuscì a fare breccia nella scrittrice di Mary Poppins. In pratica un biografo del sogno americano.

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