La Rua, intervista al cantante Daniele Incicco:”L’affetto del pubblico è benzina che ci spinge a dare ancora di più”

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Intervistare Daniele Incicco, leader dei La Rua, è sempre un piacere. Nelle sue parole emerge quella voglia di fare musica, quel desiderio imprescindibile di salire su un palco, che dovrebbe essere l’essenza di questo mestiere. Si preannuncia un anno ricco per Daniele e i suoi compagni d’avventura, in procinto di salire sul palco per due eventi molto importanti: domani sera, mercoledì 25 gennaio, al Traffic di Roma e giovedì 26 alla Salumeria della Musica di Milano. Due serate speciali per continuare l’avventura iniziata lo scorso giugno con la pubblicazione di Sotto effetto di felicità. In occasione di questi eventi abbiamo chiesto a Daniele di raccontarci meglio del loro lavoro e del rapporto coi fan, molto attivi e affettuosi sui sociali di Daniele e dei ragazzi della band.

 L’esperienza sanremese non è andata come avreste voluto , ma il vostro brano è stato accolto molto bene da pubblico e critica. Ve lo aspettavate?
Non ci aspettavamo assolutamente tutto l’affetto e il supporto di pubblico e critica. Tutto questo è benzina che ci spinge a dare ancor di più, perché capisci che in qualche modo sei arrivato a chi ti ha ascoltato.

Come è nato il brano presentato per il festival?e cosa vi da’ l’ispirazione per scrivere?
“Tutta la vita questa vita” nasce da uno slogan: è la fotografia del nostro stato emotivo dopo un’estate di tantissimi concerti. Abbiamo l’opportunità di lavorare con la musica, quel che ci piace e abbiamo un pubblico che ci fa sentire il suo affetto. Cos’altro si può dire, se non “Tutta la vita questa vita”?

Come ti sei avvicinato alla musica?e come hai incontrato i tuoi compagni d’avventura?
La musica ha sempre fatto parte di me, prima con la danza, poi iniziando a suonare la chitarra e cantando. Con gli altri ci siamo incontrati pian piano e abbiamo creato un equilibrio che non è facile creare persino in una famiglia. Noi abbiamo la fortuna di esserci trovati e incastonati perfettamente.

Hai un rapporto molto stretto con i tuoi fan, soprattutto attraverso social. Credi sia un mezzo utile per mostrare un lato inedito di te che sul palco non emerge?
Con i social puoi far entrare chi ti segue ai live, nella tua quotidianità. Penso sia un mezzo potentissimo e rivoluzionario: hai l’opportunità di raccontare la tua giornata al mondo, con la stessa facilità con cui la racconti ad un amico che incontri per strada.

Quanto è difficile emergere nello scenario musicale italiano odierno? Quali difficoltà avete incontrato o incontrate ancora oggi?
Se sei una band, devi essere alla continua ricerca del “Million Dollar Sound”, come diceva Springsteen: quel sound caratteristico che possa permettere alle persone di riconoscerti dopo 3 secondi che ascolta un brano. Noi stiamo spingendo da più anni per portare il nufolk nella struttura canzone italiana. Ci auguriamo sia quella la strada giusta.

C’è un artista o gruppo che stimi in modo particolare e che ispira il tuo lavoro col gruppo?
Di artisti di riferimento ce ne sono molti. Per energia e carica che trasmettono stimiamo in particolar modo gli Imagine Dragons, gli Arcade Fire, come anche i Mumford and Sons.

Cosa credi che manchi ai nuovi talenti?di quali supporti avrebbero bisogno?
Di certo non posso essere in grado io di dire cosa manchi e cosa no. Ma un buon compagno di viaggio per contrastare le porte in faccia è la caparbietà e la perseveranza.

C’è qualcuno a cui devi un grazie particolare?
A chi ha creduto in noi fin dall’inizio, da quando cominciò tutto con il nostro primo brano manifesto “Non sono positivo alla normalità”. Chiunque ha creduto un minimo in noi da quel momento, ha contribuito a renderci ciò che siamo ora e ciò che saremo in futuro!

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