Il ritorno in tour degli U2. Riflessioni di un fan innamorato

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Da quando è stato annunciato il tour celebrativo di The Joshua Tree, avevo pensato di scrivere, a caldo, anzi meglio, di far esplodere su una tastiera la mia gioia per il ritorno live della Band della mia vita. Non li vedo, come tanti, dal 2015, raramente in passato mi era capitato di poterli rivedere dopo cosi poco tempo (2 anni), le attese erano state sempre più lunghe.

Non ho scritto subito, preso tra presale, biglietti, aggiornamenti, notizie ecc; forse è stato un bene, adesso che la sfuriata delle vendite è passata, credo forse sia il momento giusto. Mi auguro di non annoiarvi (come disse qualcuno nel 1987, fatalità durante il The Joshua Tree Tour).

Faccio una premessa, non dirò da quanti anni amo gli U2, né quanti concerti ho visto, né quando: non conta l’età, non contano i numeri o le statistiche, siamo tutti fan degli U2, per come la vedo io, con il fuoco indimenticabile che ci brucia dentro, da sempre: gli anni,o i concerti, o le foto insieme a Bono, non contano.  Conta, come nella vita, come si ama, e perché si ama. Sicuramente non è un fan chi lucra sulla passione di tutti noi, o si erge su un piedistallo rispetto ad altri. O chi si sente più fan di un altro perché ha visto gli U2 in tour prima dell’altro; o addirittura chi tutti i giorni dalla mattina alla sera parla male degli U2, perché fa fico, e poi ti compra 20 biglietti. (Ci siamo capiti.)

Questa mia dichiarazione d’amore agli U2, e gioia per il loro ritorno live, spero possa essere condivisa anche da chi ama altri artisti, o ha altre passioni che non siano solo la musica. Ad avere una passione nel cuore non ci si deve vergognare, anzi, ne dobbiamo essere sempre orgogliosi.

Perché sono l’uomo più felice del mondo che i miei U2 tra pochi mesi tornano in tour? Semplice, perché solo chi ha una passione come la nostra, sa cosa vuol dire quando si spengono le luci,e vedi spuntare Bono, The Edge, Adam Clayton, Larry Mullen. Ti si gonfia il cuore, ti si ferma il respiro (anche ora che lo scrivo). Avete presente quando siete innamorati e non vedete il vostro amore, anche per pochi minuti? Moltiplicate all’ennesima potenza, per anni. Ecco perché mi scoppia il cuore solo al pensiero di quello che riproverò tra pochi mesi. Si, Luglio sta arrivando e Lui entrerà sul palco e io non ci capirò più niente, come sempre stato.

Riprendo a respirare, provo ad essere cosciente: sono deluso che Songs of Experience uscirà solo a fine anno? Sono deluso che faranno un tour celebrativo del loro più grande (o tra i più grandi) capolavori? Fanno questo tour perché l’album non è ancora finito, e battono cassa con una operazione “nostalgia”?… Niente di tutto questo, assolutamente no. Mi fido dei miei U2, mi sono sempre fidato di loro, e non mi hanno mai tradito o deluso. Mi fido di quello che hanno recentemente dichiarato (che l’album è praticamente finito, che vogliono continuare ad essere rilevanti con nuove canzoni, che non hanno esaurito le cartucce a disposizione), credo e ho sempre creduto a loro, ci credo ancora oggi, che non stanno celebrando un capolavoro perché non avevano di meglio da fare, o perché a corto di idee. Semplicemente, celebrano The Joshua Tree perché con Songs of Innocence hanno iniziato un percorso introspettivo, e The Joshua Tree è stato un periodo fondamentale della loro carriera. Songs of Experience sarà una nuova tappa di questo percorso degli U2; analizzando il passato si capisce meglio il presente, e si va nel futuro (You miss too much these days if you stop to think).

Lo so, ora sto scrivendo da fan tifoso, accecato. Sicuramente è la mia opinione. Molti, giustamente dissentiranno, personalmente sono sempre disponibile a confrontarmi con chi non la pensa sugli U2 come me, in maniera ovviamente civile e rispettosa. Però dai, ammettetelo, è una vita che al fan degli U2 gli rompono le scatole, come le rompono agli U2 da sempre: i quattro irlandesi hanno sempre suscitato invidie e antipatie dai tempi di War e  anche prima! Secondo voi perché? (giuro, non vi voglio provocare). Devo agli U2 tanto, tantissimo; devo loro dei grandi insegnamenti, nella mia vita. E come me, tantissimi fan degli U2. Grazie a loro siamo stati informati di vicende storiche e problemi sempre più attuali (mettetela come vi pare, senza gli U2 tante cose le avremmo solo sfiorate). Inoltre, mi hanno trasmesso il senso del rispetto, e concedetemelo: hanno cambiato la musica e la vita mia e di tanti altri, senza mai rispondere a critiche o provocazioni. Non smetterò mai di ringraziarli, anche per questo.

Come giudico la carriera degli U2? Con certezza affermo che ogni album degli U2 per me è stato un ottimo lavoro, ovviamente qualcuno meno riuscito di altri, ma lo standard è sempre stato un livello molto alto. Ogni tour dei quattro irlandesi non mi ha mai deluso, ma sempre entusiasmato. Il loro percorso da Boy al 2017 per me è un percorso eccezionale, per le canzoni che hanno scritto e suonato, per come le hanno eseguite dal vivo, per come si sono relazionati con i loro tempi, sia da un punto di vista politico-sociale che da un punto personale, per come i Feedback sono diventati gli U-2 (i primi anni li chiamavano spesso cosi), poi gli u2 (nel senso di band non ancora di livello planetario), poi gli U2; sono riusciti a reinventarsi nei suoni e nella immagine più volte (non hanno giocato a fare gli U2, questo ce lo concedete no?)

Mentre scrivo, mi fomento scusate, e mi torna  il groppo in gola di cui parlavo prima. Parto con Out of Control da Boy e poi penso a come reagisco a quando ascolto October e inizia Gloria, all’album della guerra e al Red Rocks, passo a Bad del Live Aid del 1985, al bootleg di Roma 1987 con Bono che entra dicendo “Hello Roma”; le note di Love Rescue Me nel 1989 intoducono il famoso discorso di Bono “dobbiamo andare via e sognare tutto di nuovo” ed ecco il suono distorto di Zoo Station, e il falsetto di Lemon, e le luci sparate su Streets nel dvd di SydneyMy heart is beating: da un continente all’altro gli U2 En El Fin Del Mundo, Bono sul palco di Santiago nel 1998, un uomo solo che prende per mano un popolo, chiedendo a Pinochet di dire alle madri dove sono i propri figli. Volo a Sunday Bloody Sunday dello Slane, un urlo strozzato “Too many“; arrivo a Larry Mullen che saluta il pubblico nel 2006 restando da solo sul palco dopo All I Want Is You. Proseguo, i miei U2 ora entrano sul palco dopo Major Tom e Soon, nel 2009. Arrivo al 2015, lui biondo folle, davanti a me, occhi fissi i miei con i suoi. Non li sposto io, non li sposta lui. Pochi secondi, per me una vita, e Bono se ne va col pugno alzato sulle note di People Have The Power.

Scusate, ho allungato un po troppo, ora concludo, torno sulla Terra eh! Mai avrei immaginato in vita mia di ascoltare Red Hill Mining Town o Exit, o magari qualche bside (vi prego fate Luminous Times o Walk To The Water); non lo sapete, ma una cosa per cui vado fiero di loro è che non solo hanno fatto grandi album, ma che le bsides (la maggior parte) dei singoli sono canzoni che definirle perle è poco. Se il fatto che gli U2 abbiano suonato poche rarità dal vivo nella loro carriera (e ahimè, tante canzoni non inserite negli album che ci sarebbero state a pennello), sia per me un motivo di sottile “critica” nei loro confronti,ok va bene..  ma glielo vogliamo dare il merito che tra pochi mesi ascolteremo brani mai suonati o abbandonati da 30 anni?

Come vedete il mio non è un amore cieco per gli U2 (l’amore accecante è un amore malato, folle come il terrorismo, e lo sappiamo bene); hanno una discografia cosi ampia che qualche chicca ce lo potevano suonare in passato. Ma qui finisce. Personalmente sono troppo debitore agli U2, mi hanno dato e mi continuano a dare più di quello che, tolto i miei genitori, mia moglie, la mia famiglia, nessuno mi potrebbe dare. So che un giorno si ritireranno, sono sicuro lo faranno nel momento migliore, da Fenomeni e Fuoriclasse che sono sempre stati. Dico la mia, Songs of Experience a fine 2017 e Songs of Ascent 2019. E il percorso si conclude. Non ci voglio pensare ora (sarà orribile quel giorno), tra pochi mesi tornano i miei migliori amici. Questo ora è più importante di tutto.

That’s all folks.

Angelo D’Arezzo

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