La disabilità alza la voce a Sanremo con i Ladri di Carrozzelle, il gruppo musicale composto da diversamente abili di varie patologie che da 28 anni girano l’Italia facendo concerti e proponendo canzoni inedite da loro composte. Ospiti della finale del Festival, i “Ladri” dedicano la loro presenza a un loro ex componente e amico che ha scelto di cessare di vivere proprio a 50 anni dalla morte di Luigi Tenco, e lo fanno porponendo il loro inno alla vita, alla battaglia quotidiana contro la malattia e il pregiudizio.
«Li ho conosciuti in un villaggio vacanze dove mi avevano chiesto di inserire nell’animazione un gruppo di handicappati, come li chiamavamo – spiega il coordinatore dei “Ladri”, Paolo Falessi – e non ne volevo sapere, così condorammo che sarei andato a parlarci e poi avremmo trovato una scusa per dire che non era possibile. Così entrai nella stanza dov’erano questi per me “sfigati” e c’erano due gemelli, entrambi in carrozzella, e stavano litigando e uno dei due stava urlando all’altro: “A endicappone, mo me alzo e te meno!”. E sono rimasto folgorato. Ho pensato: ma questi sono più matti di noi!». Così è nata un’amicizia e anche un rapporto artistico e professionale che ha fatto dei Ladri, tutti ragazzi o persone variamente colpiti dalla sorte, il simbolo e l’esempio di una reazione con forza e molta ironia e ben prima dell’effetto Zanardi, all’emarginazione e al pregiudizio nei confronti dei disabili fisici e psichici.
«Facciamo musica sbrock, perché siamo un po’ sbroccati – continua Falessi – e presentiamo qui un brano del nostro album intitolato “Stravedo per la vita”, scritto da un ragazzo non vedente. Siamo abituati a giocare con i problemi, con autoironia, sempre. Lo stesso ragazzo ha scritto “Non vedo l’ora” come abbiamo in repertorio “Distrofichetto” che dice che si può essere fichi anche se distrofici, o “Veramente pigro”, di uno che non può muoversi al letto ma dice che non è perchè la malattia lo blocca ma perché si sente davvero pigro!».
Le canzoni sono anche un modo per replicare ad alti mali sociali, come l’indifferenza o l’ipocrisia degli altri: «Avremmo voluto portare “La malattia patatologica”, un inno alla patata che smaschera l’ipocrisia di chi non vuol parlare della sessualità dei disabili, che esiste, è un problema, ma sembra un tabù parlarne. O dicono che sono asessuati o che sono dei maiali. Ma c’è un’altra canzone che si chiama “Non succede”, che si rivolge ai falsi invalidi dicendo “speriamo che realizzino il loro sogno”, e provino cosa significa essere invalidi davvero e trovare il parcheggio occupato, o sentirti dire che non ci sono fondi per aiutarti a vivere perché sono stati rubati da questi».
Cento, centocinquanta concerti l’anno, millecinquecento concerti fatti dalla fondazione, con un organico che si modifica spesso a seconda del variare delle condizioni dei musicisti, i Ladri di Carrozzelle hanno girato l’Italia e oltre più volte. Ma cosa avete trovato di più stupidamente sbagliato?
«Le barriere architettoniche ovviamente. Che è assurdo che siano ancora un problema in Italia nel 2017 quando tutt i paesi civili anno trovato soluzioni. E la mentalità. Ancora si confonde il diritto con un favore, come quel sindaco che, fatta costruire una rampa, voleva che un disabile andasse a ringraziare. Poi ci sono le follie. Come posti dove andiamo di solito ad esibirci e non c’era la rampa per salire sul palco. “Vi tiriamo su di peso”. Ma faresti un palco senza scaletta e tireresti su di peso il cantante? È una questione di menalità e per questo è stato utile andare nelle scuole, a far capire che si deve stare attenti quando si parcheggia il motorino nel spazio giallo, o che problemi si sono a circolare in carrozzella su marciapiedi pieni di ingombri. Noi facciamo tutto con ottimismo, leggerezza, buonumore, ma ancora capita che venga da me una signira che chiede: “Ma lei è l’ammaestratore?” o “Ma sono veri?”. No, risponderei, sono di peluche!”.
E l’ultimo pensiero è «per le famiglie che si fanno in quattro per loro, nonostante la fragilità del momento», e che sono le prime a pagare per i tagli all’assistenza, alla sanità e alla cultura.
Giò Alajmo
10 febbraio 2017