Le iniziative per ricordare Lucio Dalla

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Lucio Dalla

In questi giorni si parlerà molto di Lucio Dalla. Infatti s’incrociano due ricorrenze: nelle prime ore del mattino del primo marzo di cinque anni fa se ne andava all’improvviso, stroncato da un infarto nella sua suite dell’hotel Ritz di Montreux, dove aveva cantato la sera prima. Mentre il 4 marzo sarebbe stato il giorno del suo 74esimo compleanno.

Che era morto lo venni a sapere in Canada. Entrai nella mia camera d’albergo a Québec City dopo una giornata passata in volo, accesi il Pc e la prima notizia che apparì fu quella: Lucio se ne era andato all’improvviso.

L’ultima volta l’avevo incontrato poche settimane prima, a Sanremo durante il festival, nella hall dell’hotel Londra. Era circondato da un nugolo di persone che volevano farsi fotografare con lui, farsi fare un autografo. Era appena rientrato dalle prove con Pierdavide Carone. Lo salutai cercando di non essere troppo invadente, aggiungendo timidamente un «ti ricordi di me?». E lui: «certo che mi ricordo, sono un po’ rintronato, ma per fortuna non sono ancora rincoglionito!».

Che dire? Era un gigante, uno che ha scritto pagine importanti nella storia della canzone italiana. Nel corso degli anni l’ho intervistato parecchie volte, e ogni volta c’era il guizzo giusto, l’osservazione acuta, la battuta di spirito. Un’intervista con lui non era mai noiosa. Ricordo in particolare quella volta che andai a trovarlo nella sua casa in Sicilia, che confina con quella di Franco Battiato. Mi domandò se ero mai stato sulla cima dell’Etna, quando gli risposi no mi guardò storto: «e cosa aspetti?». Così il mattino dopo mi alzai di buonora e salii fin lassù: grazie Lucio per quel consiglio, è stata un’esperienza bellissima.

Un’altra volta invece andai a trovarlo alle Tremiti. Finita l’intervista, pranzammo nella sua terrazza, poi mi portò a fare un giro in barca attorno a quelle isole che amava tanto. Era felice come un bimbo, registrava i rumori del mare e gli strilli dei gabbiani. Li utilizzò nel disco che stava ultimando proprio in quei giorni… Perché Lucio era così, s’innamorava di qualcosa, poi cercava di trasmettere quella stessa sensazione a più gente possibile. Era un grande, un grande vero. Ciao mito, certamente li starai facendo divertire tutti lassù, così come hai fatto divertire noi in questa terra.

Da oggi fino all’8 marzo nei cinema viene proiettato il film-omaggio Caro Lucio ti scrivo, pellicola diretta da Riccardo Marchesini e tratta dall’omonimo spettacolo teatrale di Cristiano Governa (clicca qui per saperne di più).

Sempre in questi giorni, dal 2 al 4, l’ormai tradizionale appuntamento A casa di Lucio si trasforma in A casa di Lucio va in città, una serie di percorsi tra le vie di Bologna, condotti da guide “d’eccezione”, che ripercorreanno i luoghi più importanti di un personaggio che è stato, ed è tutt’ora, simbolo del capoluogo emiliano (clicca qui per saperne di più).

Massimo Poggini è un giornalista musicale di lungo corso: nella seconda metà degli anni ’70 scriveva su Ciao 2001. Poi, dopo aver collaborato con diversi quotidiani e periodici, ha lavorato per 28 anni a Max, intervistando tutti i più importanti musicisti italiani e numerose star internazionali. Ha scritto i best seller Vasco Rossi, una vita spericolata e Liga. La biografia; oltre a I nostri anni senza fiato (biografia ufficiale dei Pooh), Questa sera rock’n’roll (con Maurizio Solieri), Notti piene di stelle (con Fausto Leali) e Testa di basso (con Saturnino) e "Lorenzo. Il cielo sopra gli stadi", "Massimo Riva vive!", scritto con Claudia Riva, "70 volte Vasco", scritto con Marco Pagliettini, e "Lucio Dalla. Immagini e racconti di una vita profonda come il mare".

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