Apriti cielo che c’è Mannarino al Palalottomatica

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Foto di Giuseppe Maffia

Sincero? Il Palalottomatica mi era mancato e rivederlo con il parterre scoperto ha risanato la ferita dell’ultima volta. Con il bagaglio pesante che si rivelano le sole due ore di sonno e con il fabbisogno giornaliero di caffè del Liechtenstein nelle vene aspetto l’inizio dello show. Anzi, der concerto. Dato in pasto al grande pubblico e uscendo dal calore famigliare della nicchietta Mannarino esce per la seconda volta sul palco del Palalottomatica baciando alla francese (non senza tirare i capelli quel tantino che rende il tutto più passionale) il pubblico che domani risponderà dalle banchine dalle scrivanie che s’è mbriacato.
Inebriarsi è proprio il leit motiv di questo concerto che rinsalda il legame e sviscera la tradizione della città eterna madre e allo stesso tempo figlia delle canzoni dell’artista.
Come sempre il rapporto da Romano a Romano gioca sempre un fattore empatico fondamentale e, se è vero che la prima seconda volta non si scorda mai, Alessandro ha ancora i brividi addosso per aver finalmente suonato sul palco dei grandi della sua città.
Roma si fa Caput Mundi anche musicale grazie alla pletora di strumenti presenti sul palco: oltre a chitarre, percussioni e altri strumenti canonici un ruolo di rilievo lo hanno avuto fisarmoniche, ukulele, sitar e trombe prendendoci per mano e trascinandoci in giro per il mondo in un viaggio dall’Urbe fino ai fondali oceanici, da foreste infestate fin in cielo, dal Bar della rabbia al Sud America.
Che poi pure i signorini a suonarli non erano proprio gli ultimi arrivati: Mauro Refosco che ha tra i colleghi sul curriculum da percussionista nomi come Red Hot Chili Peppers e ha lavorato con Thom Yorke e Joey Waronker (il batterista dei R.E.M.), alla batteria Puccio Panettieri che è nelle grazie di Max Gazzé ed ha lo zampino in diversi musical, Renato Vecchio ha celebrato il suo sax mentre Antonino Vitali ha dimostrato ancora una volta perché è uno dei trombettisti preferiti di Mannarino, Giovanni Risitano e Paolo Ceccarelli si sono dedicati a chitarra e cavaquinho (oltre che all’ukulele) mentre chiudono la lista i Semper Fidelis Mauro Menegazzi signore e padrone di qualunque cosa avesse i tasti sul palco, Nicolò Pagani a basso e contrabbasso e Alessandro Chimenti al ronroco (googlatelo).
E se l’inconfondibile Apriti cielo squarcia il vociare pre concerto per poi esser seguita da Roma e da L‘Impero dalla quarta il concerto smette di essere tale e muta in spettacolo. Il Cappuccio indossato in Deija fa da prologo ad Osso di seppia dove il cantante si cala nei panni di un sacerdote voodoo rapendo l’attenzione con il suo scettro e rendendo questo 26 marzo un Cinco De Mayo. Con Babalù la festa scatta definitivamente, il delirio scatenato da Maddalena rimbomberà nelle orecchie a lungo, Signorina fa scena e il tutto procede liscio: la gola fa male a forza di gridare, i piedi male a forza di ballare.
Apro una parentesi per le coriste: Azzurra, Simona ed Ylenia Sciacca che hanno cantato ed incantato rivelandosi vere e proprie co protagoniste piuttosto che semplici comprimarie. Le ragazze infatti non si sono limitate al semplice accompagnamento ma hanno duettato in più occasioni con il cantante e hanno ballato sul palco rivelando un lato da femmes fatales inaspettato!

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Nella seconda metà di serata scattano i classiconi strappalacrime, Statte zitta è antipasto per la portata principale che arriva poche canzoni dopo (ovviamente Me so ‘mbriacato) da digerire poi con Serenata lacrimosa che spiana la strada per la striscia conclusiva che porta ad Estate.
L’encore regala emozioni prima con una Fatte bacià in acustica che riporta ai tempi in cui il giovane Alessandro mai avrebbe creduto che un giorno avrebbe suonato su questo palco, sfodera per il pubblico Bar della Rabbia per poi concludere definitivamente con Vivere la vita come quasi per salutarci dandoci un consiglio: “SEI VIVO, CRETINO!”

Lui stesso afferma nella canzone che la vita è una grande ubriacatura e che quando ti riprenderai dalla sbornia però non ti ricorderai più niente, per questo conviene godersela appieno.
L’eventualità di dimenticarmi del concerto di questa sera però la vedo altamente improbabile, una carica emotiva simile e un tale guazzabuglio di stili e suoni è qualcosa che sicuramente rimarrà.

Nonostante passi il tempo.
Nonostante anche io Me so ‘mbriacato.

Di seguito la photogallery del concerto romano a cura del fotografo Giuseppe Maffia.

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