La parabola dei Dear Jack. Dalle stelle…

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Prima Alessio Bernabei, poi Leiner, quindi il vuoto. Non è un periodo facile, questo, per i Dear Jack: l’ex boy band capace di far circolare gli ormoni delle 15enni come in una gara di Formula 1, ora costretti persino a condividere tre letti in quattro (o cinque?).

Non è un periodo facile, dicevamo, ora che anche Leiner, il cantante che aveva preso il posto del sempiterno Bernabei, è stato silurato. A volte capita. Ai Dear Jack capita spesso. Occasione quantomeno per vedere circolare il nome della band su qualche sito di musica e di gossip, dopo un silenzio durato oltre un anno.

Un esordio da 10 e lode nel 2014 ad Amici: seconda posizione, alle spalle di Deborah Iurato. Un concerto a San Siro (in apertura ai Modà: quando si dice l’accanimento terapeutico!). L’inevitabile passaggio a Sanremo nel 2015, con Il mondo esplode tranne noi, a memoria una delle canzoni più brutte mai presentate sul palco dell’Ariston. Quindi, la fine dell’idillio: Bernabei se ne va, i Dear Jack restano. I Dear Jack si moltiplicano. Ancora Sanremo, questa volta con Leiner alla voce. Quindi, due canzoni brutte sul palco dell’Ariston: Mezzo respiro (e pure stonato) per loro; Noi siamo infinito per lui. Il pubblico non perdona e li elimina.

Oggi, l’ulteriore colpo di coda: quasi a volersi ostinatamente aggrappare alla coperta (di cui sopra), come a dire “Esistiamo ancora”. I Dear Jack esistono ancora? Alessio Bernabei esiste ancora? È andata male persino a molti “grandi veri”, quando decisero di mettersi in proprio. E d’altra parte la storia della musica è piena di band “scoppiate” e finite nel dimenticatoio per troppo divismo. Forse in questo caso un po’ di umiltà in più non avrebbe guastato. Magari sarebbe andata diversamente. O magari semplicemente ora staremmo commentando la disfatta di un solo progetto…

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