“Soul Crusader Again”, Graziano Romani ricanta Springsteen

Annunciati i titoli dei brani contenuti nel nuovo album del poliedrico artista emiliano, pronto per una “doppietta springsteeniana” anche in occasione del Record Store Day. Il cd, 23° pubblicazione di Romani, uscirà invece il 19 maggio e offre dodici interpretazioni in chiave black-soul di altrettanti brani scelti con estrema attenzione e nessuna concessione ruffiana, affettuoso tributo al musicista del New Jersey che piacerà soprattutto ai fan di lunghissima data

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La Route 61 Music ha ufficializzato da pochi minuti copertina e tracklist di Soul crusader again – The songs of Bruce Springsteen, il nuovo album di Graziano Romani la cui uscita è prevista per il 19 maggio.

Del progetto generale, anticipato a sua volta da due prodotti in vinile (il 45 Lift me up / When the lights go out e il 33 giri antologico Graziano Romani sings Bruce Springsteen 1987-2017 che, solo per pochi giorni, diventerà il ventiduesimo album della prolifica carriera del rocker emiliano) in concomitanza con il Record Store Day del 22 aprile, abbiamo già parlato in maniera approfondita nei giorni scorsi.

Di seguito la tracklist e un paio di brevi considerazioni:

1.HOLD ON (TO WHAT YOU GOT)
2.PROTECTION
3.BECAUSE THE NIGHT
4.CLUB SOUL CITY
5.LOVE’S ON THE LINE
6.MAN AT THE TOP
7.LIFT ME UP
8.LION’S DEN
9.I WANNA BE WITH YOU
10.THE LONG GOODBYE
11.FACTORY
12.THE PROMISE

Dodici nuove interpretazioni realizzate per l’occasione dalle quali, ovviamente, si rifuggono banalità e classiconi ormai iper abusati (da Thunder road a Born to run, da Badlands a The river senza neppure citare le inflazionate hit da stadio di Born in the USA) che distinguono i prodotti chiaramente speculativi dai progetti seri ed emozionalmente garantiti.

A distanza di sedici anni da Soul crusader (in assoluto il primo album tributo a Springsteen da parte di un singolo artista a livello internazionale) e, addirittura, a 28 dall’incisione dell’allora inedita Restless nights insieme ai mai troppo rimpianti Rocking Chairs, Romani torna dunque sul mercato proprio nello stesso giorno in cui lo farà anche Little Steven con l’atteso Soulfire che vedrà l’ormai ex “Miami” Steve Van Zandt tornare ufficialmente in pista accompagnato dai suoi Disciples of soul, meno selvaggiamente sgangherati e assai più garage big band rispetto un tempo, dopo un digiuno a titolo strettamente personale che durava dal 1999.

Un tributo di “riconoscenza”, sottolinea espressamente la nota della casa discografica, che va sostanzialmente a chiudere un percorso di lunghissima data andando a “pizzicare” ben tre brani che Springsteen aveva composto per il leggendario Gary U.S. Bands, eroe del soul caduto artisticamente in disgrazia che proprio grazie agli album Dedication e On the line era stato “rispolverato” gloriosamente dalla E Street Band nei primi anni Ottanta dopo quasi vent’anni di imperdonabile oblio (Hold on – To what you got, la sempre straziante Club Soul City e Love’s on the line). Interpretazioni atipiche e personali di matrice ovviamente black che proseguono con la Protection “girata” strada facendo a Donna Summer e la ben più popolare Because the night, offerta invece a Patti Smith che all’epoca stava registrando nello studio a fianco rispetto quello occupato dal musicista del New Jersey e dalla sua crew.

The long goodbye arriva invece da Human touch e dall’epoca californiana con le prime esperienze marcatamente soul, successivamente accompagnato live dalla fin troppo bistrattata “altra band” e in studio da una lunga serie di turnisti di grido (nulla a che vedere, naturalmente, con gli antecedenti romanzi di Raymond Chandler, film di Robert Altman e piece di Tennesse Williams, né tantomeno con le successive uscite discografiche di Procol Harum, Sleeze Breez, Brooks & Dunn e Ronan Keating).
Factory, una delle più popolari del lavoro, è stata ovviamente prelevata da Darkness on the edge of town, mentre The promise (per decenni autentico miraggio per i die hard fans, poi regalata in versione pianistica anche in Italia) arriva creativamente dallo stesso periodo, ma era rimasta “ufficialmente” inedita fino al 1999 (reincisa per il cofanetto Tracks) e infine nel 2010, title track dell’album “perduto”, contenuto nell’altrettanto eponimo box set commemorativo.
E proprio da Tracks, sterminata raccolta di rarità e brani accantonati per troppi anni, arrivano anche Man at the top (altra chicca periodo Born in the Usa ma, fortunatamente, caratterizzata da ben altri arrangiamenti), Lion’s den (stessa origine temporale della precedente, ma con due anni di anzianità aggiuntivi che la rendono più affine alle scarne e oscure delizie acustiche di Nebraska) e I wanna be with you (outtake di The River, diventata un must carico di energia soprattutto nel Reunion Tour 1999-2000).
Chiude, anche se collocata idealmente a metà dell’album, la già annunciata Lift me up, sussurrata anteprima a 45 giri già pronta per uscire in occasione del Record Store Day, edizione del decennale con pubblicazioni a tiratura limitata per sostenere i piccoli negozi di dischi.

Vogliate gradire!

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