Da Los Angeles a Sestri Levante: così nasce il Riviera International Film Festival

0

Inizierà mercoledì a Sestri Levante il Riviera International Film Festival. Proseguirà per cinque giorni: in concorso ci sono dieci film, tutti girati da registi con meno di 35 anni. Spettakolo è media partner dell’evento. L’ideatore è Stefano Gallini Durante, produttore cinematografico, che ama Sestri Levante da quando era bambino e che da un quarto di secolo vive a Los Angeles. Un uomo di cinema, alla sua prima esperienza nell’organizzazione di un festival. Lo abbiamo intervistato.

Quando e come è nata l’idea di questo festival?
L’idea è nata un anno e mezzo fa, davanti alla Baia del Silenzio. Si parlava di cinema con amici e della mia volontà di fare qualcosa per Sestri Levante. Come me c’era anche Vito D’Onghia (direttore della manifestazione, ndr) e gli ho chiesto se, secondo lui, era possibile organizzare un “film festival”. In quel momento è partito tutto.

Perché la scelta di riservare il concorso ai registi con meno di 35 anni?
L’idea è scaturita da quello che ho visto all’estero. I festival medio-piccoli, nel mondo, sono quasi tutti in crisi. Alcuni sono dei pachidermi difficili da gestire. Ma il problema principale è la programmazione, spesso troppo frammentata. Ci sono festival, e non parlo di Cannes o Berlino, con 80 film, di tutti i generi. Invece, secondo me, c’è bisogno di restringere ed avere un’idea, focalizzarsi su qualche cosa. Noi abbiamo scelto i giovani. Negli Stati Uniti gli unici festival in ascesa sono quelli a tema. Alcuni sono partiti microscopici e adesso sono realtà importanti nel loro settore.

A quali esperienze vi ispirate?
Io vorrei un festival come il Sundance o Telluride. Festival molto rilassati, che hanno vinto la scommessa, dopo essere partiti con una decina di film. Telluride, ad esempio, ha mantenuto sempre la stessa politica ed oggi è il festival più ambito: tutti voglio andarci! Non ci sono giacche, cravatte e red carpet, come anche al Sundance, dove sono stato recentemente con un film. Lì tutti pagano il biglietto, nessuno ha privilegi. A Cannes o Berlino il pubblico si sente escluso, c’è una barriera tra chi fa i film e gli spettatori. Al Sundance ed in altre realtà, invece, c’è interazione con il pubblico e gli spettatori, magari, si trovano seduti due file dietro George Clooney, tanto per fare un nome. Noi vogliamo fare la stessa cosa: atmosfera rilassata, niente red carpet e gli ospiti in giro per la città.

A proposito di ospiti, ne arriveranno di importanti. I workshop con David Franzoni, Gianni Quaranta e Marton Csokas cosa rappresentano nel programma del festival?
Saranno appuntamenti molto significativi, i primi due non dimentichiamo che sono premi Oscar. Quaranta, ad esempio, nel pomeriggio scomporrà scena per scena il film Farinelli. E’ una cosa molto interessante, ha fatto la stessa presentazione all’Università di Bari. Franzoni farà vedere Il gladiatore e poi parlerà della sua professione e della sua carriera e spiegherà come si scrive una sceneggiatura. Sono professionisti di altissimo livello.

Con Marton Csokas hai anche lavorato recentemente.
E’ un attore di grande prestigio ed è nel cast del mio ultimo film, insieme ad Emilia Clarke, famosa per la sua partecipazione alla serie Il trono di spade. Il film si intitola La voce della pietra, esce a fine mese negli Stati Uniti e spero in Italia a dicembre. Ho chiesto a Marton di venire al festival e quando ha visto le foto di Sestri Levante ha subito detto sì.

I dieci film in concorso provengono in pratica da tutto il mondo.
Ho un programmer eccezionale, Massimo Santimone. Con lui abbiamo cercato di scegliere film di diversa provenienza geografica. Volevo due film italiani e ne abbiamo scelti due girati da ragazzi di grandissimo talento. I dieci film rispecchiano l’età dei registi: alcuni sono cinici, ma molti hanno anche una componente di speranza molto bella. Abbiamo scelto fra una sessantina di film, ad alcuni è stato difficile dire di no.

Come film di apertura avete scelto il tunisino Appena apro gli occhi di Leyla Bouzid. Perché?
E’ stata una scelta ragionata. E’ un film diretto da una donna, cosa che a me piace. Su dieci film in concorso, quattro sono girati da donne, volevamo dare spazio alle registe, che spesso incontrano più difficoltà a lavorare. Per l’apertura abbiamo scelto un film che riassume lo spirito del festival. La protagonista ha un sogno, che è quello di cantare: cercano di bloccarla, ma lei va contro qualsiasi tipo di ottusità culturale per realizzarlo. E’ un film fresco, con una componente di grandissima speranza. E’ ambientato nel 2010, prima della rivoluzione della primavera araba.

Perché come madrina avete scelto Alessandra Mastronardi?
Una donna giovane, come anche Valentina Lodovini che è in giuria e le attrici Marta Gastini e Linda Caridi, che a loro volta saranno ospiti. Alessandra e Valentina sono due attrici di grande talento, mi piacciono anche perché si tengono un po’ fuori dalla mischia classica della cricca italiana. Non vogliamo personaggi ammuffiti, anche a costo di rinunciare a nomi importanti. Siamo convinti che questa scelta a lungo termine pagherà.

Il festival avrà anche un’appendice teatrale con Giampiero Judica che presenterà lo spettacolo Nema problema.
E’ un attore eccezionale, più apprezzato all’estero che in Italia. Per un anno ha partecipato ad una serie di grande successo come Boardwalk Empire, con Steve Buscemi. Lo spettacolo che porterà a Sestri Levante tutti mi hanno detto che è bellissimo e non vedo l’ora di vederlo.

Qual è stata, in fase di organizzazione, la risposta del territorio e delle autorità locali?
Il territorio ha risposto molto bene e la collaborazione del Comune è stata ottima, pur in una situazione difficile come quella che stanno attraversando gli enti locali. Lo sforzo c’è stato e secondo me il Comune ha capito che l’idea può avere un potenziale.

Il cammino in questo anno e mezzo non deve essere stato facile e di mezzo c’era anche la politica, con le due amministrazioni, quella comunale e quella regionale, di colori diversi.
Mi sono formato una mentalità diversa all’estero, per me se tu vuoi fare una cosa, la fai. Mi ha fatto piacere vedere la Regione reagire positivamente alla proposta, nonostante il festival, di fatto, ancora non esistesse. La politica? Per me le differenze non dovrebbero entrare in gioco e va dato merito ai due enti di essersi mossi entrambi. Sono convinto che se hai una buona idea puoi mettere d’accordo destra e sinistra. Questa è stata la vittoria di un’idea. In ogni caso, questo non è un festival politico e non lo sarà mai.

Il festival si concluderà con la premiazione del 30 aprile. Quella sera sarai felice se…?
Se tutti gli ospiti che ho invitato mi chiederanno di tornare l’anno prossimo. Io sono convinto che succederà. E chiaramente sarò felice anche se saranno contenti gli sponsor, che hanno dato fiducia ad un festival che non esiste. Spero poi che il pubblico apprezzi lo sforzo del team organizzativo, tutti ragazzi della zona, eccezionali.

E nel 2018?
Spero davvero che il festival si possa ripetere e magari che si possa espandere a tutto il Tigullio, da Portofino a Sestri Levante. Il sogno è portare una settimana di glamour, con eventi e proiezioni, in tutta la riviera ligure.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci qui il tuo nome