Un appuntamento per la sposa. Quel matrimonio è una sfida

Sposa lasciata ma non domata sfida Dio a trovarle un nuovo marito. In 22 giorni

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Un appuntamento per la sposa
di Rama Burshtein
con Noa Koller, Oz Zehavi, Amos Tamam, Ronny Merhavi
Voto 6 e mezzo

Il primo film di Rama Burshtein era La sposa promessa. Un film di rituali stretti nel mondo degli ebrei ortodossi su una ragazza che dopo la morte della sorella veniva promessa al giovane vedovo di lei, rabbino. Il titolo originale la diceva più lunga sul dramma della protagonista: Fill the Void, “Riempire il vuoto”. Ovvero, rinunciare alla personalità? Un appuntamento per la sposa è ancora chiuso in quel microcosmo a fortissima valenza religiosa, ed è ancora sul problema del rito e della libertà, ma è una commedia, a volte spassosa, a volta nervosa, in qualche modo surreale. I rituali sono ancora prevalenti, ma sono i contenitori della sfida della ragazza Michal, che ha qualcosa di titanico e buffo. Trentenne, ai bordi del matrimonio viene lasciata. Ebbene, Michal mette Dio alla prova: prenota un nuovo matrimonio (sala, abito, data e invitati) e attende che l’onnipotente entro quella data le mandi uno sposo. Questa ossessione può essere letta in due modi: è stata definita una commedia “alla Bridget Jones” (uno-qualunque-purché-mi-sposi) in ambiente ortodosso, o una sfida dell’ortodossia alla “liquidità” dei valori contemporanei. Lo spettatore esterno a quel mondo può essere confuso: certe scene potrebbero essere prove di fede o buffi spostamenti verso la follia. Però anche molte commedie non ortodosse sono spesso incentrate sul folle rispetto dei rituali…

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