Peter Lorre, un piccolo grande attore

Dal 4 al 29 luglio otto film per ricordare il grande interprete del mitico M

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Piccolo e grassoccio, il volto tondo e paffuto, lo sguardo triste con gli occhi a palla e il suo incedere stanco sono le caratteristiche che hanno reso Peter Lorre uno dei cattivi più famosi della storia del cinema. Nato il 26 giugno 1904 a Rosenberg (vero nome Laszlo Löwenstein) nei Carpazi ungheresi da una famiglia ebrea di ricchi commercianti, a diciassette anni fugge a Vienna per recitare in una compagnia di girovaghi. Dopo un lungo tirocinio sulle scene è scelto da Fritz Lang come protagonista del mitico M – Il Mostro di Düsseldorf del 1931 (in programma il 4 e 29 luglio) nei panni di un assassino psicopatico che diviene emblema della splendida stagione del cinema tedesco prenazista. Nel ’33 con la salita al potere di Hitler, nonostante le lusinghe di Goebbels che gli offre un contratto milionario in cambio della sua adesione al Terzo Reich, l’attore dopo una parentesi in Francia emigra in Inghilterra dove agli ordini di Hitchcock gira nel ‘34 L’uomo che sapeva troppo (l’11 e il 28 luglio) e nel ‘36 Amore e mistero (il 16), storia di un funzionario dell’Intelligence Service britannico che nel 1916 recluta uno scrittore famoso per eliminare in Svizzera un agente segreto nemico. Nel ’36 Hollywood lo chiama per valorizzare il suo inimitabile sorriso ambiguo e la sua voce bassa e minacciosa in pellicole non sempre di qualità, con l’eccezione di tre classici quali Il mistero del falco di John Huston (il 22), Casablanca di Michael Curtiz (il 14 e 23 luglio), entrambe del ’42 e Arsenico e vecchi merletti del ’44 di Frank Capra (il 20). Nel ’51 torna in Germania per dirigere ed interpretare ad Amburgo il film Der Verlorene (il 15 e 26) incentrato su di un uomo succube del suo sadico istinto omicida. Sofferente per violenti coliche addominali inizia a fare uso di morfina divenendo presto dipendente. Muore prima di compiere sessant’anni il 23 marzo 1964. La rassegna del MIC contiene anche il curioso I cinque del Jazz Band diretto da Eric Engel nel ’32 (il 18), cineopera musicale che vede un gruppo di abili jazzisti esibirsi in numeri fantasmagorici.

Pierfranco Bianchetti , giornalista pubblicista e socio del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani è laureato in Sociologia a Trento. Ex funzionario comunale, responsabile dell’Ufficio Cinema del Comune di Milano, ha diretto n l’attività del Cinema De Amicis fino alla chiusura nel 2001. Ha collaborato a Panoramica – I Film di Venezia a Milano, Locarno a Milano, Il Festival del Cinema Africano; Sguardi altrove; ha scritto sulle pagine lombarde de l’Unità e de Il Giorno, Spettacoli a Milano, Artecultura, Top Video; Film Tv; Diario e diversi altri periodici. Attualmente collabora a Diari di Cineclub, Grey Panthers, il Migliorista, Riquadro.com, pagina facebook Sncci Lombardia. Ha pubblicato nel 2021 per Aiep Editore “L’altra metà del pianeta cinema-100 donne sul grande schermo” e nel 2022 per Haze Auditorium Edizioni “Cinemiracolo a Milano. Cineclub, cinema d’essai e circoli del cinema dalla Liberazione a oggi”.

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